Interventi |
CARLEVARIS Cinzia Grazie, Presidente. Ringrazio anche la Conferenza dei Capigruppo per aver anticipato nell’Ordine dei Lavori di oggi la trattazione di quest’atto, perché la situazione di Patrick Zaki, come avrete potuto apprendere dai giornali, è sempre più preoccupante. Zaki è detenuto in custodia cautelare dal 7 febbraio del 2020, quindi sono oltre 10 mesi. È nel carcere di Tora in Egitto, nella sezione Scorpion II, dove vengono detenuti i prigionieri politici. Dorme per terra fin dal primo giorno in cui è stato arrestato, perché in cella non ha nemmeno un materasso, tuttavia le prove delle accuse di cospirazione a suo carico non vengono mai presentate in aula, perché Zaki non riesce ad ottenere nemmeno un processo. Nell’ultima udienza lunedì scorso, 7 dicembre, è stata rinnovata di altri 45 giorni la sua detenzione preventiva ed è stata rinnovata insieme a quella di centinaia di detenuti, perché in 12 ore sono stati discussi 750 casi, quindi 62-63 casi all’ora e a tutti è stata rinnovata la custodia cautelare, quindi si è trattato, di nuovo, di un mero esercizio, diciamo, simbolico, di quella che dovrebbe essere la giustizia. Con questo atto, che è il secondo che discutiamo in questo Consiglio sulla vicenda di Zaki - nel precedente, ricorderete, avevamo chiesto la scarcerazione, un giusto processo e l’intervento del nostro Governo in questo senso -, con quest’atto, dicevo - considerata la difficoltà oggettiva per lo Stato italiano nella gestione della vicenda, poiché Zaki è cittadino egiziano, il che non permette all’Italia di agire in autotutela -, chiediamo al Presidente della Repubblica ed al Governo di conferire la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, affinché l’Italia possa tutelarlo anche formalmente, riconoscendo nella figura di Zaki quei valori di libertà di studio, di pensiero, di partecipazione alla vita pubblica propri del nostro Paese e delle Istituzioni che lo rappresentano. Quindi fornire a Patrick Zaki un passaporto italiano e quindi europeo, potrebbe salvargli la vita, perché concedergli la cittadinanza italiana consentirebbe di mettere in moto tutte le procedure di tutela internazionale riservate ad un cittadino italiano in un simile contesto e consentirebbe di non ripetere, diciamo, gli errori fatali compiuti con Giulio Regeni. Questo atto ha un secondo punto in cui chiediamo al Governo anche di valutare la cessazione della fornitura di armi ed equipaggiamenti militari, laddove sussista un rischio chiaro che tali forniture possano essere usate per commettere gravi violazioni del Diritto Internazionale Umanitario. La ringrazio. |