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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 14 Dicembre 2020 ore 11,00
Paragrafo n. 26
ORDINE DEL GIORNO 2020-01662
(ODG N. 22/2020) "CONFERIMENTO DELLA CITTADINANZA ITALIANA A PATRICK GEORGE ZAKI" PRESENTATA IN DATA 24 LUGLIO 2020 - PRIMA FIRMATARIA CARLEVARIS.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. La Collega Carlevaris, che ringrazio per la sintesi che ha prodotto, di una serie
di confronti svolti nella Commissione Diritti e Pari Opportunità, ha preso in
considerazione il significato del conferimento della cittadinanza italiana ai fini delle
relazioni tra diplomazie ed ai fini delle tutele in sede di giustizia. Io a questo aspetto
vorrei aggiungerne uno complementare, il fatto, cioè, che le più alte Istituzioni del
nostro Stato siano coinvolte in una missione democratica irrinunciabile, quale quella,
appunto, della tutela dei diritti umani e, nella condizione particolare della quale stiamo
parlando, della tutela del giovane Zaki. Noi abbiamo verificato nelle cronache che ci
hanno accompagnato in questi mesi, non solo quanto la detenzione sia serenamente
giudicabile arbitraria, in quanto non fondata da dati di fatto, ma soprattutto quanto le
condizioni della detenzione siano drammaticamente compromettenti dello stato di
salute. Bisogna dire che il fatto di avere un legame per le ragioni di studio, di amicizia,
di frequentazione, che Patrick Zaki ha con una democrazia europea, consente di avere
sotto i riflettori una condizione drammatica, quale quella egiziana, rispetto a coloro che,
purtroppo, finiscono in un carcere egiziano, ma non hanno la possibilità di rendere
visibili le loro condizioni purtroppo simili a quelle del nostro, vorrei chiamare,
concittadino, perché lo sentiamo emotivamente nel cuore e nella vicinanza, al di là degli
aspetti formali. In questo quadro, quindi, noi stiamo esercitando non soltanto un’offerta,
una proposta di percorso giuridico, il riconoscimento della cittadinanza, quanto anche
una opportunità di aggiungere intorno alla battaglia puntuale il tema complessivo del
rispetto dei diritti umani nei Paesi con i quali noi intratteniamo delle relazioni. Vorrei
dire in tutto il mondo, mi limito a fare questo riferimento ai Paesi nei quali
intratteniamo delle relazioni, proprio perché il fatto di avere questo tipo di relazioni ci
consente di aumentare l’autorevolezza nel subordinare quelle relazioni al rispetto dei
diritti umani, ovvero non possiamo avere partner con i quali si stipulano accordi
economici e commerciali, se questi partner non rispettano le condizioni minime di tutela
della vita e dei diritti delle persone, così come stiamo assistendo accadere oggi nei
confronti di Patrick Zaki. Certo, il nostro concittadino è persona unica, persona
irripetibile, come tutte le persone, ma è anche il simbolo e la punta di un iceberg di
questa condizione più generale, che riguarda, appunto, la pratica di censura del dissenso,
le detenzioni arbitrarie, le condizioni carcerarie, le modalità di esercizio della giustizia
che abbiamo visto verificare in Egitto - e voglio solo ricordarlo cosa stiamo ascoltando,
vedendo, apprendendo intorno al caso Regeni -, ebbene, questa situazione è quella che
ci permette di accendere i riflettori su tutte le tante persone che vivono in condizioni
egualmente inaccettabili, ma che sono meno visibili. Allora, io credo che noi facciamo
bene a non lasciare soli quanti si sono già mobilitati: le organizzazioni dell’Università,
le rappresentanze delle associazioni di tutela dei diritti umani, le stesse espressioni
individuali e di gruppo dei tanti giovani studenti, organizzazioni politiche giovanili che
si sono espresse. Facciamo bene ad essere vicini istituzionalmente ed a impegnarci nei
ruoli istituzionali che competono al nostro Stato. Facciamo altrettanto bene, io credo, a
ricordare che questa particolare situazione, per la quale dobbiamo mettere in campo tutti
gli strumenti perché la persona possa uscire nelle condizioni di salute migliori e possa
uscire libero dall’arbitrarietà di una giustizia che non si sta esercitando secondo i canoni
della parola giustizia, accanto a questo costruire anche, non dico costruire, perché
fortunatamente è il patrimonio della nostra storia, ma costruirla momento per momento,
giorno per giorno, quella missione democratica a cui gli Stati come il nostro sono
chiamati. Grazie.

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