Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Io considero quanto mai opportuna e quanto mai fondata la proposta che la Presidente della Commissione Diritti e Pari Opportunità ha avanzato presso i colleghi e le colleghe del Consiglio Comunale e in questo senso ho ritenuto di sostenerne l’invio dalla Commissione al Consiglio. Quindi, nelle intenzioni e nei contenuti trova pienamente il mio consenso. L’osservazione che vorrei muovere, che riguarda quest’atto, ma anche un altro atto che in parte è stato accennato dal collega Consigliere Tresso, cioè l’interruzione dell’attenzione all’educazione al genere nei percorsi formativi fin dalle prime opportunità educative dei servizi per l’infanzia, ha un grande significato, perché esprime la volontà dell’intera assemblea consiliare, ma avrebbe ancora più significato nella continuità se gli indirizzi di questa natura potessero poggiarsi su una struttura nel tempo continuativa interna all’apparato dell’Amministrazione comunale, incaricata e garante di dare continuità a prescindere dalle sensibilità che si avvicendano nelle maggioranze, salvo evidentemente, altri indirizzi di tipo politico che potrebbero sopraggiungere successivamente. Perché faccio questa riflessione? Perché con grande amarezza, ormai a quasi conclusione del mandato amministrativo, devo rilevare, dopo averlo segnalato, sia all’Assessore di riferimento, che a molte colleghe e colleghi del Consiglio, la totale assenza di iniziative di questa Giunta nei confronti di una mozione votata dal Consiglio Comunale, volta a proporre l’istituzione del Gender City Manager nel Comune di Torino, cioè di una figura di tipo apicale, cui dovrebbe competere una funzione di coordinamento trasversale sugli atti di carattere più politico espressi dal Consiglio, ma anche sull’ordinaria attività amministrativa degli Uffici, affinché ciascuna deliberazione assunta anche in ambiti settoriali di politiche puntuali, penso ai trasporti, possa essere prima esaminata con il punto di vista e l’ottica di genere, perché tutti conosciamo, per le molte ragioni che hanno svolto da premessa anche all’illustrazione di questo documento di oggi, quanto la vita e la vivibilità di una città siano differenti a seconda del differente genere, delle diverse situazioni professionali e di relazione sociale di ciascun genere, del modo con il quale si percepisce l’ambiente circostante, a seconda della propria collocazione e quindi tutte le politiche risulterebbero più efficaci se si valessero di uno sguardo di genere, che in altri paesi europei, e ormai anche in altre città italiane sono state tradotte dal punto di vista dell’impegno nelle politiche pubbliche, con l’istituzione o di una figura o di una struttura, il Gender City Manager, appunto, capace di introdurre una modalità di lettura delle determinazioni o dei processi di partecipazione con questo specifico approccio. Questa era stata la volontà iscritta in una mozione agli albori di questo mandato amministrativo. Nel 2016 era stata presentata la proposta di mozione. A quasi più di un anno e mezzo se n’era verificato lo stato di attuazione con impegni da parte dell’Assessore Giusta a procedere con diverse soluzioni organizzative da sottoporre al Consiglio, di lì ad una settimana, due settimane, a tre settimane. Siamo alla fine del mandato, il Comune di Torino ha ricevuto nella stampa nazionale, parlo di Sole 24 ore, riconoscimenti per poter essere la prima Città Metropolitana capace di istituire questo approccio e questa modalità organizzativa, nulla si è fatto e siamo quasi alla fine del mandato. Quindi io con convinzione ritrovo le mie stesse motivazioni e le mie stesse proiezioni di futuro in tanti atti che le colleghe, in particolare la Consigliera Carlevaris, stanno sottoponendo alla nostra attenzione. Mi dispiaccio che non possano incardinarsi strutturandole in una struttura ed in una funzione stabile del Comune di Torino. Voterò ovviamente l’atto che è sottoposto al nostro giudizio, ma con questo rammarico. Grazie. |