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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 16 Novembre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 24
DELIBERAZIONE DI INIZIATIVA CONSILIARE 2020-02270
RIFORMA DEL DECENTRAMENTO E DELLA PARTECIPAZIONE - APPROVAZIONE MODIFICHE REGOLAMENTO DEL DECENTRAMENTO.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. Vorrei ricordare il punto di partenza dei lavori relativi alla rivisitazione dello
Statuto e del Regolamento sul Decentramento. Cito questo punto di partenza, perché mi
appartiene, ma non certo per ascrivermi dei meriti che so che comunque non mi
verrebbero riconosciuti, e in modo particolare lo faccio per ricordare che a metà del
mandato ho presentato una proposta di deliberazione riguardante la rivisitazione del
Regolamento del Decentramento, che è servita soprattutto a introdurre un impulso
rispetto alla necessità che la Maggioranza assumesse un impegno in quella direzione,
che si è poi concretizzato con l’istituzione della Commissione Decentramento. Ma lo
cito soprattutto per ricordare la filosofia che aveva ispirato quell’atto, filosofia che non è
certo una prerogativa personale, ma che discende da un lavoro lungo e approfondito di
analisi, che anni orsono i Consigli di Circoscrizione avevano realizzato in autonomia e
che avevano prodotto in un atto conclusivo proposto al Consiglio Comunale. Qual è il
principio di riferimento di quella riforma ipotizzata? Il principio di riferimento non è
inedito, è solo l’articolo 118 della nostra Costituzione, ed è solo la ripresa degli stessi
principi negli indirizzi di carattere europeo: è il principio della sussidiarietà. Il principio
della sussidiarietà prevede, in modo ormai assolutamente condiviso, dai livelli
sovranazionali a quelli nazionali, che le modalità di articolazione del Governo debbano
corrispondere, a seconda dei servizi dei quali ci si occupa, al livello massimo di
prossimità rispetto al momento e alle sedi in cui si rappresentano i bisogni dei cittadini.
Si chiama sussidiarietà verticale. Il nostro Paese è molto abituato a ragionare e a
strutturarsi sulla base dell’altro principio complementare, che è quello della sussidiarietà
orizzontale, ovvero non faccia lo Stato ciò che i cittadini possono autonomamente
determinare; e, in base al principio della sussidiarietà orizzontale, buona parte delle
ultime pratiche, almeno degli ultimi 10, 15, 20 anni del welfare locale, si sono ispirati
tutti al principio della solidarietà orizzontale, coordinando e programmando i piani dei
propri Servizi Sociali in relazione alle forme di autoorganizzazione dei cittadini nel
Terzo Settore e nel volontariato, mentre il principio di solidarietà verticale continua ad
essere sottoposto al tipo di stress di cui abbiamo un piccolo riflesso e localistico riflesso
nella discussione che stiamo facendo adesso nel Regolamento sul Decentramento.
Perché il principio di solidarietà verticale, che ispirava quelle bozze di Regolamento,
dice banalmente: “Non faccia il livello superiore di governo ciò che potrebbe essere
fatto dal livello territoriale più vicino ai cittadini”, punto. In realtà noi stiamo sempre,
anche con questa proposta di Regolamento, cercando una difficile sintesi tra ciò che
sarebbe assolutamente ordinario e normale provare a scrivere, ragionando di dove si
possono governare i servizi, se questi rispondono alle esigenze di un territorio per la
vicinanza delle sedi anagrafiche, alle esigenze di un’organizzazione territoriale dei
Servizi Educativi, alla capacità di cogliere e interpretare prima i bisogni di nuclei
familiari e condomini, laddove si è territorialmente prossimi, ma questo non si fa e si
cerca invece di conciliare la conservazione di un Governo più centralizzato rispetto a
quello che si sa essere, invece, un indirizzo di legge, la sussidiarietà verticale, nonché un
principio di affermazione della rappresentanza, che è quello della democrazia
istituzionale dei livelli territoriali più prossimi dei Consigli di Circoscrizione.
Quindi, da questo punto di vista, quell’approccio che avrebbe consentito di rivoltare
tutta la riflessione sul modo di governare i servizi, ma che non è possibile, non è
possibile evidentemente con nessun tipo di Maggioranza, perché nessun tipo di
Maggioranza lo ha praticato, perché riguarda la conservazione di ruoli, conservazione
alla quale raramente si intende rinunciare, quel principio avrebbe consentito di non fare
una nostra discussione su quanto costino le Circoscrizioni in rapporto a quanto
producono, ma a quanto le Circoscrizioni dovrebbero fare, essendo il livello di governo
di prossimità, e quanto invece costi il fatto che, anziché consegnarlo al governo delle
Circoscrizioni, lo si conservi al governo dell’Amministrazione Comunale.
Questo approccio, che non abbiamo avuto la forza di perseguire - ma non è una critica
al momento contemporaneo, ripeto, è una consuetudine che si protrae nel tempo - è però
stato temperato - ed è questo il riconoscimento che io voglio fare al lavoro della
Commissione Decentramento -, che, nel ragionare su quali siano i livelli di governo
funzionali alla gestione più produttiva dei servizi di base, si è cercato di non farsi
influenzare dai vincoli contemporanei di bilancio e di dotazioni organiche, ma di
ragionare quale forma sia la migliore per riuscire a gestire quelle determinate funzioni,
che non casualmente sono iscritte nella legge, cioè gestione dei servizi di base,
ricordando ciò che può essere in capo alle Circoscrizioni e ciò che invece deve essere in
capo all’Amministrazione Centrale. Perché sono sempre molto stupita del fatto che chi
invoca provvedimenti formalmente assunti come delibere di carattere amministrativo,
riguardanti ad esempio il Piano di rientro, non si senta egualmente vincolato agli
indirizzi di legge, quelli che ho citato, sui principi di sussidiarietà verticale, o che non si
senta egualmente vincolato alla definizione di legge che ha istituito i Consigli di
Circoscrizione come articolazione della partecipazione e come gestione dei servizi di
base. Quindi, evidentemente, nella mente di qualcuno, cioè dei sostenitori sui costi
eccessivi delle Circoscrizioni, esistono leggi di rango superiore, magari quelle che non
sono leggi, ma delibere sui Piani di rientro, e leggi di rango inferiore, che sono quelle
che determinano addirittura un principio costituzionale e una legge dello Stato.
Quindi, in questa grande contraddizione, nella quale si è avviata la nostra discussione - e
credo di essere una buona interprete, pur non avendola vissuta, anche della stagione
precedente - il lavoro della Commissione Decentramento è stato una buona
manutenzione della situazione, cercando di contemperare il principio fondamentale, che
conserva ai livelli di Circoscrizione la gestione dei servizi di base, con le difficoltà
contemporanee, immaginando che queste possano essere progressivamente superate
anche con un’azione di riordino, di allocazione delle risorse, è tutta la partita compiuta,
ad esempio, sulle entrate, e anche con una valutazione di riorganizzazione del
funzionamento dei servizi di base secondo le dotazioni professionali. Perché io voglio
ricordare che, certo, i servizi si sono riorganizzati secondo accorpamenti di carattere
territoriale che corrispondono ad una complementarietà e ad una riproduzione di
organizzazioni di altri livelli, come quelli sanitari, ma voglio anche ricordare, ad
esempio, che quelle stesse competenze professionali che oggi agiscono nei poli di
inclusione sociale, sono competenze professionali che fino al 2000, prima che
intervenisse una scelta di verticalizzazione di governo di quei servizi, attenevano
esattamente alle competenze circoscrizionali. Non è che i professionisti mutino la loro
dedizione o la loro qualificazione intellettuale ed operativa, a seconda che dipendano
dal Comune o che dipendano dalla Circoscrizione, è una scelta di carattere
organizzativo quella di definirne il livello di governo. E io continuo ad insistere che
almeno le leggi dello Stato dovremmo rispettarle, e le leggi dello Stato assegnano alle
Circoscrizioni la gestione dei servizi di base.
Quindi, da questo punto di vista, il lavoro che la Commissione ha compiuto è stato un
lavoro da equilibristi, non solo - perché non mi riguardano - tenendo insieme le diverse
pulsioni all’interno della Maggioranza, quanto piuttosto per cercare di contemperare il
tema del rispetto della norma, il tema della necessità di quella norma. Perché è inutile
che, quando poi parliamo delle politiche di altri livelli istituzionali, valorizziamo la
prossimità, i servizi di prossimità, la vicinanza degli organi di governo, la
partecipazione dei cittadini, e poi dopo, quando parliamo dei nostri servizi, della nostra
organizzazione, dei nostri livelli di governo, ci permettiamo di ragionare di
centralizzazioni o di ulteriori centralizzazioni, perché questa è una contraddizione
evidente nei comportamenti e nei linguaggi politici. Allora, da questo punto di vista la
Commissione ha fatto un grande lavoro da equilibrista, ha camminato sul filo delle
proprie contraddizioni in termini di Maggioranza e sul filo di una contraddizione
complicata, perché sedimentata negli anni, rispetto al fatto di sapere ciò che dovrebbe
essere consegnato a livello di governo di prossimità, ma di riconoscere anche quanto
questo governo di prossimità sia stato indebolito proprio da una scelta di
centralizzazione, che non ha trasferito né risorse economiche, né risorse professionali e
credo di poterlo dire in buona coscienza per avere amministrato il livello comunale ed il
livello circoscrizionale e avere ben compreso che cosa di diverso si sarebbe potuto e si
potrebbe fare, laddove si adottasse l’ottica della prossimità come livello di governo
ottimale. Il problema vero, e anche da questo punto di vista, cioè quello del profilo della
partecipazione, è che nei primi anni di questa Maggioranza si è cercato di svuotare
dall’interno il valore di demo rappresentanza delle Circoscrizioni, creando meccanismi
paralleli, o provando a creare meccanismi paralleli, senza porsi in quel caso né il
problema delle dotazioni professionali, né il problema dei costi. Penso a tutte le
esperienze partecipative nate a lato e ignorando nella loro nascita l’attività dei Consigli
di Circoscrizione, ed oggi, anche su quel percorso e su quel profilo, la nuova proposta di
Regolamento rimette ordine, prova a compensare gli elementi di partecipazione che non
sempre necessariamente corrispondono alle sedi formalmente definite sul piano
istituzionale, ma spesso rispondono a motivazioni puntuali: un progetto di
riqualificazione urbana, un progetto di intervento educativo sulle reti scolastiche, sulle
reti sociali, e quindi a creare delle modalità di partecipazione dei cittadini che,
riconoscendo il livello di responsabilità della democrazia rappresentativa delle
Circoscrizioni, costruisce nuovi momenti partecipativi che alle Circoscrizioni si
riferiscono. Quindi, questo Regolamento non è certamente quello che io immaginerei
alla luce del principio di sussidiarietà verticale, ma è una buona manutenzione di una
situazione che conserva quel tipo di principio, anche se non lo pratica fino in fondo,
nelle condizioni oggi date. Grazie. Ho finito.

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