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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 9 Novembre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 6
INTERPELLANZA 2020-02045
"IL PIANO DI COORDINAMENTO DEI TEMPI E DEGLI ORARI DELLA CITT?: UN OBBLIGO DI LEGGE IGNORATO DALLA GIUNTA" PRESENTATA IN DATA 28 SETTEMBRE 2020 - PRIMA FIRMATARIA ARTESIO.
Interventi
GIUSTA Marco (Assessore)
Grazie, Presidente. Allora, rispondo invece a quest’altra interpellanza, una risposta un
po’ più lunga, quindi chiedo scusa per il tempo che mi prenderà. Allora, con riferimento
all’interpellanza in oggetto si risponde quanto segue: “Con delibera del Consiglio
Comunale del 2001, del 1° ottobre 2001 venne approvato il Piano tempi orari della Città
di Torino, fra l’altro uno dei primi in Italia. Il tavolo di concertazione che si era
insediato nel settembre del 2000 era composto dal Prefetto, dal Presidente della
Provincia o la Città Metropolitana, i rappresentanti sindacali di lavoratori, lavoratrici e
gli imprenditori e imprenditrici, i Presidenti delle aziende di trasporti, il Rettore
dell’Università, il Provveditorato agli Studi, così come prevedeva la normativa. La Città
intese in allora di allargarlo alle aziende pubbliche locali responsabili degli uffici
periferici dei Ministeri, Poste Italiane, associazioni di volontariato, imprese e privato
sociale maggiormente rappresentative e i principali istituti di credito torinesi. Di lì gli
interventi recepiti poi in deliberazioni e decisi al tavolo riguardavano soprattutto
all’ottimizzazione della fruibilità e dell’accessibilità dei servizi per tutte le cittadine e i
cittadini; l’accelerazione della semplificazione e dello snellimento dei procedimenti
nell’Amministrazione Pubblica e la diminuzione della mobilità necessaria a favorire e a
incentivare l’utilizzo di mezzi collettivi e pubblici nel razionalizzare appunto quella
prevedibile e ripetibile. Tra i possibili interventi nella fase di elaborazione del Piano
sono stati individuati cinque, anzi vennero individuati cinque: lo sportello unico del
cittadino, il centro prenotazioni unificato per esami di routine e visite specialistiche; gli
orari di apertura degli esercizi commerciali e degli esercizi pubblici; il sistema di
mobilità cittadina e i servizi culturali e sportivi. Per quanto riguarda quindi per delineare
appunto in estrema sintesi i contenuti allora del Piano dei tempi orari della Città nel
2001 frutto di approfondite ricerche durante gli anni, in questi 20 anni poi successivi,
molto di quanto prospettato è stato fatto e i tavoli di concertazione si sono mantenuti,
sebbene si siano focalizzati specificandosi sui singoli ambiti. Torino in questi due
decenni ovviamente è fortemente cambiata, si è ridimensionata soprattutto per quanto
riguarda l’occupazione e le attività dei suoi abitanti, il peso diretto dell’industria che ne
ha segnato lo sviluppo per molti decenni. Si è allargata l’area delle attività terziarie
anche nei settori della New Economy e del delivery hi-tech, delle quali è stata
certamente uno dei centri e trainanti del Paese. Ha puntato e punta ad essere una città
importante anche per il turismo. Nel frattempo c’è stata la crisi economica del 2008, che
ha segnato il territorio e che ha favorito lo sviluppo di forme di lavoro precario con orari
molto flessibili. Si sono formate e si stanno consolidando nuove abitudini in ordine alla
mobilità dolce, eccetera, per l’uso del tempo libero e di alcuni spazi della città piuttosto
che altri. Lo scenario, quindi, all’interno del quale ci muoviamo e all’interno del quale
batte il ritmo della Città è radicalmente cambiato e servono alcune riflessioni. Se negli
anni 2000 alcune delle difficoltà erano determinate dai vincoli, si pensi alla modifica e
alle difficoltà nel modificare magari i contenuti della contrattazione collettiva su uno dei
temi più classici come quello dell’orario di lavoro, negli anni successivi all’opposto
sembra derivare soprattutto un ragionamento delle flessibilità polverizzate, plurali e
fluide. I cambiamenti in atto soprattutto con, ad esempio, gli accordi di secondo livello,
i cambiamenti in atto negli ultimi anni hanno inciso radicalmente sulla prospettiva
temporale vissuta come polverizzata e quindi molto difficilmente governabile. A
cambiare sembra essere proprio il concetto stesso del tempo, la percezione diffusa del
superamento delle rigidità e il conseguente impoverimento dell’idea base fondativa,
ovvero quello di affidare all’Amministrazione territoriale l’ambizioso progetto del
governo mediante il coordinamenti dei tempi, in modo da fare incontrare quelli rigidi
dei servizi al pubblico con quelli flessibili e necessari per soddisfare le esigenze
individuali, per lo più provenienti dalle donne, di conciliazione tra vita professionale e
lavoro (incomprensibile). Gli orari di lavoro sono diventati più flessibili con
l’introduzione, ad esempio, anche del lavoro subordinato, più tradizionale rispetto
all’orario multiperiodale e più recentemente del lavoro agile. Numerosi interventi si
stanno registrando anche nel lavoro delle dipendenze delle Pubbliche Amministrazioni.
La flessibilizzazione ha avuto importanti ricadute sugli orari di apertura dei servizi, con
la rimozione dei vincoli storici, come ad esempio il reperimento al lavoro domenicale.
Come risulta evidente non siamo più nella città fordista in cui i tempi coincidevano con
i tempi del lavoro e della produzione e dove gli spazi segnavano anche i diritti delle
persone. Questo rende palese ancora in più lo scollamento tra un impianto normativo
fondato sul lavoro stabile e diffuso e una realtà di cui il primo caratterizza un’area
sempre più ristretta, soprattutto sopravanzato da fenomeni di disarticolazione e
frammentazione del lavoro. Quindi si può affermare che l’impianto della Legge 53 del
2000 può considerarsi in parte almeno superato ormai da un decennio e da ciò
l’apparente disaffezione ai suoi contenuti è dimostrata già dalle legislature precedenti a
quella attuale. Invece però la portata culturale dell’impianto della Legge 53/2000 è
rimasta invariata ed è oggi quanto mai attuale. Però è necessaria un’integrazione di
analisi al fine di adottare una visione complessiva, una reale presa di coscienza di
quanto la convivenza con i fenomeni epidemici o pandemici in cui ci stiamo
catapultando in cambiamenti epocali. Comprendere i ritmi temporali consente di risalire
alle determinanti dei cambiamenti e di fornire strumenti di governo dei territori ed è
quello che si intende fare andando nella revisione e nell’aggiornamento del Piano dei
tempi orari della Città. Si ribadisce pertanto l’intenzione di andare alla revisione dello
stesso tenendo conto della necessità di proporre preliminarmente delle ricerche sul
territorio al fine di aggiornare la mappa dei bisogni delle istanze dei cittadini e delle
cittadine. Per far questo occorre tener conto che il territorio non è solo lo spazio
all’interno dei confini giuridici o delle cinte daziarie, ma è lo spazio di fruizione dei
servizi che li scavalca ovviamente e ne disegna altri, è la dimensione della Città
Metropolitana intesa come area urbana senza soluzione di continuità intorno alla Città di
Torino ed è necessario adeguare queste caratteristiche anche per l’offerta dei servizi ai
cittadini e alle cittadine e agli utenti della città, la loro presenza sul territorio e la loro
tipologia, la loro accessibilità e il loro standard di qualità. Ora, non nascondo però che
ci siano delle difficoltà oggettive nel riuscire a costruire questa azione: da un lato
difficoltà di tipo, di ambito finanziario, le ricerche costano, bisogna iscrivere delle
risorse in merito; delle ricerche in ambito personale il cui numero causa pensionamenti
negli ultimi 20 anni è drasticamente ridotto e anche con questo nel momento in cui ci
sono delle integrazioni di personale esse ovviamente vanno immediatamente a tappare
le primarie esigenze, i primari mandati che la Città ha nell’occasione di rispondere ai
servizi, Anagrafe, Servizi Sociali, Servizi Tributari, Polizia Municipale, eccetera. In
ultimo la pandemia stessa ridisegna i bisogni e la modifica delle abitudini e ha alterato
la programmazione delle attività degli uffici che si sono trovati ad affrontare nuove
imprevedibili emergenze tralasciando attività precedentemente avviate, tra le quali il
ripensamento del Piano tempi e orari della Città. Rispetto all’organizzazione degli uffici
l’attività inserita nell’Area giovani, Opportunità, divenuta un po’…

GIUSTA Marco (Assessore)
Allora, molto velocemente, queste revisioni sono molto complesse e molto articolate.
Noi abbiamo agito su alcune istanze da un punto di vista molto puntuale, ne ricordo
alcune tanto per intenderci: il prolungamento ad esempio dell’orario cimiteriale; la
modifica dei tracciati e la modifica dei percorsi degli autobus della GTT, sia nella
visione complessiva, sia nella visione Night Buster e altre attività che piano piano
vengono fatte, la revisioni degli orari di servizio, la modalità di immaginare un lavoro
più dematerializzato rispetto ai servizi che vengono offerti da un punto di vista della
cittadinanza. Quindi una serie di azioni puntuali sono state svolte, sono state portate
avanti da questo Assessorato in cordata con altri Assessorati. La revisione complessiva
di un Piano in tal senso in questo periodo è particolarmente complessa.

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