Interventi |
CARRETTO Damiano Grazie. Mah, io volevo solo fare un paio di considerazioni. Allora, la prima è che tutto il percorso che ha portato alla definizione del Disability Manager, così come lo abbiamo ora, è stato un percorso ragionato. All’inizio, non so se vi ricordate, c’erano un po’ le due scuole di pensiero: chi riteneva che il Disability Manager dovesse essere una figura interna al comparto dirigenziale del Comune di Torino - com’era già sotto la precedente Amministrazione, in cui, appunto, era, di fatto, un Dirigente, un Direttore, non mi ricordo, a svolgere il ruolo di Disability Manager - e chi invece, come il sottoscritto e comunque la Maggioranza, riteneva che questa figura dovesse essere una figura esterna all’Amministrazione e che, appunto, potesse rappresentare anche le istanze delle associazioni e che potesse essere, diciamo, una figura anche riconosciuta dalle associazioni. E questa è la strada che si era poi scelta e questa è stata, diciamo, la scelta politica principale, quindi non un Dirigente o un Direttore della Città di Torino, ma una figura esterna, con tutto quello che poi comportava dal punto di vista amministrativo, e si è visto, nel senso che, ovviamente, dal punto di vista degli emolumenti, dei rimborsi, delle trasferte, eccetera, eccetera, sono tutte tematiche che hanno, sicuramente, sollevato delle problematiche e sollevato delle problematiche anche dal punto di vista, diciamo, del fatto che un trattamento del Disability Manager che faccia sì che, appunto, sia difficoltoso essere il Disability Manager della Città di Torino, magari potrebbe far perdere, non so, una figura come quella del Dottor Lepore, che in questi mesi, in questi anni, si è distinta per il lavoro svolto, si è distinta per, posso dire anche, la franchezza e l’onestà intellettuale con cui si è approcciato a questo ruolo, cioè quindi senza fare sconti, senza essere ammiccante verso l’Amministrazione, ma semplicemente facendo veramente quello che è il ruolo del Disability Manager e per cui io credo che tutto ciò che questa deliberazione porta avanti sia un passo avanti importante da perseguire. Un tema che io lascerei sul tavolo, e che potrebbe essere un’ulteriore passo avanti se, in qualche modo, si riuscisse, sarebbe il ruolo del Disability Manager non solo come pungolo dell’Amministrazione e non solo come ricettacolo di tutte le varie problematiche piuttosto che delle istanze, delle lamentele e via dicendo, di tutto quel mondo, ma di avere un ruolo, in qualche modo, di indirizzo, ma di indirizzo fattivo, cioè nel senso che il rispetto, l’ascolto e il fatto di mettere in partica quanto richiesto dal Disability Manager diventi, diciamo, una cogenza, cioè diventi un qualcosa che l’Amministrazione deve portare avanti. È ovvio che si ritorna sempre nel discorso puramente amministrativo e di suddivisione di ruoli e, diciamo così, di possibilità di un soggetto come, appunto, il Disability Manager di andare poi a indirizzare l’azione amministrativa e questo però è un altro tema e credo che vada, comunque, messo sul tavolo e vada comunque perseguito per, appunto, poter rendere questa figura obiettivamente più incisiva che non sia solo un po’ un saggio che dà dei consigli, ma che sia proprio un elemento portante dell’Amministrazione, che effettivamente sia in grado di indirizzare l’azione, appunto, amministrativa e anche politica, volendo. Quindi, io credo che, appunto, sia inutile polemizzare su scelte ormai, diciamo, credo assodate; credo, più che altro, sia utile andare a discutere di come migliorare sempre di più la figura di questa…, cioè la posizione di questa figura, in modo che possa essere realmente incisiva. Grazie. |