Interventi |
LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) Grazie, Presidente. Abbiamo in più di una Commissione consiliare avuto modo di approfondire questo Piano, abbiamo condiviso le nostre riflessioni e valutazioni, e più in generale ci siamo permessi di sottolineare come il concetto di adattamento, e la sua integrazione all’interno degli strumenti di governo del territorio, rappresenta una questione molto complessa, che si deve avvalere del contributo di diverse discipline, rispetto alla quale il dibattito fortunatamente nazionale, internazionale è molto, molto acceso e sono contento che siano molte le città che - non da oggi - affrontano questo tema e lo fanno con serietà e competenza; serietà e competenza che noi abbiamo sottolineato nel lavoro tecnico degli uffici, che io ringrazio; comincio con l’esprimere un forte apprezzamento nei confronti di coloro i quali - non faccio nomi per non dimenticarne qualcuno - all’interno dell’Amministrazione hanno concorso alla redazione di un Piano sicuramente molto ampio, molto puntuale, molto ricco che evidenzia la molteplicità di approcci metodologici, così come la necessità di soddisfare i vari contesti citati. Siamo contenti anche che finalmente l’Assessore abbia condiviso la necessità - però a parole, perché non ne ho trovato, e spero di ravvedermi leggendoli, non ho trovato emendamenti in questa direzione - la necessità che questo lavoro intersettoriale veda anche un collegamento diretto, esplicito, con i vari altri strumenti di cui la città si è dotata nel corso del tempo e i vari altri Piani che debbono concorrere al raggiungimento degli obiettivi del concetto di adattamento. Io, come ho detto in Commissione, l’ingrediente diciamo più di successo, in questo processo di pianificazione per l’adattamento, è sicuramente l’integrazione orizzontale, cioè quella che taglia trasversalmente l’Amministrazione, le diverse Aree, i diversi Dipartimenti, questo è sicuramente il primo degli ingredienti che trova sicuramente sostanza nel gruppo di lavoro ma, come sappiamo tutti, e per onestà intellettuale mi aspettavo che lo riconoscesse anche l’Assessore, in questo momento trova motrice in un Settore dell’Amministrazione che è quello che di fatto ha guidato il lavoro. Ma ce n’è un altro di ingrediente importante, necessario e di successo nel processo di pianificazione per l’adattamento, che è la committenza politica. Ecco, la committenza politica si esaurisce nell’ansia di dover approvare un Piano per esigenze prevalentemente estetiche, rischia di essere un buon cahier, un buon riassunto di buone intenzioni, ma difficilmente uno strumento utile a supportare le scelte politiche di un ente importante come il nostro e per il suo futuro. È una logica differente quella del Piano integrato, che dovrebbe stare alla base della pianificazione per l’adattamento, e soprattutto oltre alla raccolta di informazioni che sono - lo riconosco - puntuali e precise, sarebbe stato più utile avere a che fare con la definizione di strategie a lungo e medio termine con azioni collegate che però, a differenza di quello che troviamo, dovrebbero essere verificabili nella loro efficacia e dovrebbero essere più attentamente monitorate. Siccome queste cose io le ho già dette in Commissione e l’Assessore mi ha risposto che in realtà è così, a titolo esemplificativo prendo pagina 50 del Piano, laddove si incominciano ad elencare le azioni di contrasto, e laddove, ad esempio, si fa riferimento alle... sono 40 le azioni individuate come azioni di contrasto, dopo il capitolo degli impatti, e le azioni citate dall’Assessore, richiamate dall’Assessore, sono per esempio: assistere per vivere meglio, prevedere cioè l’attivazione del Piano di emergenza caldo con l’adozione di interventi finalizzati a ridurre la vulnerabilità dei soggetti fragili. Bene. Le domande che noi ci poniamo sono: come? Quando? In che tempi? Con quali risorse? Questo manca. Ma se ne prendo un’altra, “Una città più fresca”, dice, per esempio: costruire per freschezza, prevede questa azione - cito testualmente - l’utilizzo di materiali freschi caratterizzati da elevati valori di riflettenza solare, e quindi in grado di ridurre l’innalzamento termico per le pavimentazioni urbane. Bene. Dico io, ma mi chiedo: come? Quando? In che tempi? Con quali risorse? Ho letto stamattina il giornale, c’è un bando importante della Città di Torino che supera di diversi milioni di euro per le manutenzioni stradali. È prevista concretamente in questo impiego di risorse un’attenzione in questa direzione? Non mi pare, non mi risulta. Ma ancora, l’azione successiva: “trasporto pubblico fresco e confortevole” prevede principalmente interventi in grado di assicurare la fruibilità del trasporto locale anche nelle giornate più calde. Da una parte si cercherà di riprogettare le fermate in modo da favorire un sali/scendi veloce, così da ridurre il tempo di attesa in fermata; dall’altro verranno realizzati dei sistemi di ombreggiamento naturale o artificiale delle fermate per assicurare un certo benessere durante il periodo di attesa. Bene. Dico io, ma aggiungo: come? Quando? In che tempi? Con quali risorse? E guardate, potrei andare avanti, ma non voglio annoiare nessuno, per ciascuna delle azioni citate nel Piano. Piano che non prevede e non fa minimamente riferimento alla riduzione del carico antropico già in corso in città, che... e questo l’ho letto in un emendamento, forse figlio diciamo della discussione che abbiamo fatto in Commissione, non dialoga questo Piano di Resilienza Climatica col Piano Regolatore, nell’emendamento presentato dall’Assessore c’è un auspicio rispetto a quello che dovrebbe essere l’esito della revisione del Piano Regolatore in corso, non c’è un dialogo specifico sul Piano delle infrastrutture verdi; sono di fatto buone azioni, ma senza azioni concrete di monitoraggio, utili a un monitoraggio, perché lo dico? Perché per poter verificare, tra qualche anno chiunque ci sarà, il raggiungimento di queste azioni dovrà avere a disposizione le risposte alle quattro domande che facevo prima, cioè: come l’Amministrazione intende realizzare queste cose? Quando, nel corso del tempo? E in che tempi, quindi con quale cronoprogramma? E soprattutto, con quali risorse? Mi dispiace apprendere quindi che in questo gruppo di lavoro intersettoriale diciamo la cassa della Città di Torino, il forziere in qualche modo non sia particolarmente protagonista, così come manca qualunque tipo di ingaggio - e di questo invece me ne dispiaccio fortemente - dei soggetti privati, che a vario titolo dovrebbero essere caricati a bordo di questa strategia e dovrebbero essere incentivati a partecipare con azioni specifiche. Così come, e questo è l’ultimo in ordine di tempo di rammarico ma non è certo il meno importante, che questo Piano non parla di un contesto che è quello metropolitano. Questo Piano non dialoga con i Comuni contermini, questo Piano non dialoga con la Città Metropolitana, questo Piano, oltre ad essere vago nei suoi intendimenti e non puntuale come ci saremmo aspettati, non è neanche tarato sulla dimensione giusta. È sicuramente un Piano, quello che ci viene chiesto di approvare oggi, che soddisferà tutte le esigenze estetiche, che soddisferà tutte le esigenze comunicative in ordine alla rappresentazione esterna della retorica che può caratterizzare un’Amministrazione, non va a soddisfare, invece, quella esigenza concreta alla quale facevo riferimento prima e che in qualche modo ha caratterizzato, come giustamente ricordava l’Assessore, un lavoro con un passo serio, cadenzato e circostanziato dal 2009 ai giorni d’oggi, la Pubblica Amministrazione torinese. I Piani richiamati dall’Assessore e gli obiettivi raggiunti con anticipo rispetto ai tempi predefiniti, penso in particolare al Turin Action Plan of Energy, quindi il Piano di azioni per l’energia della Città di Torino, era un’altra cosa, quindi se l’Assessore - e lo ringrazio - certifica che quel Piano è stato efficace e ha raggiunto, con cinque anni di anticipo, già nel 2015, gli obiettivi che la Commissione Europea dava alle città impegnate in questa direzione non è perché ci fossero dei meriti politici particolari, semplicemente perché quel piano era puntuale, aveva delle azioni specifiche che partivano dall’estensione della rete di teleriscaldamento piuttosto che... non le cito tutte, e nel corso di ogni anno la politica aveva uno strumento da monitorare, per “politica” intendo il Consiglio comunale ma anche... LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) ...le tante Amministrazioni coinvolte. Concludo dicendo sostanzialmente che l’ambizione di questo Piano non trova riscontro in una concretezza che meriterebbe la Città di Torino in questa fase, e soprattutto l’approvazione di un Piano di Resilienza come questo, in un contesto economico sociale come quello che stiamo attraversando, avrebbe dovuto, secondo me, essere complementato da un supporto e da una committenza politica esplicita; serviva un’assunzione di responsabilità politica puntuale. Ci siamo permessi di chiedere all’Assessore di approfondire e di sviluppare questo aspetto lacunoso del Piano, ci spiace registrare che, nonostante sia stato evidenziato da noi e dai tanti soggetti coinvolti nel corso della consultazione, ad oggi questo non sia avvenuto. |