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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 9 Novembre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 17
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2020-01683
APPROVAZIONE DEL PIANO DI RESILIENZA CLIMATICA DELLA CITT? DI TORINO.
Interventi
LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario)
Grazie, Presidente. Abbiamo in più di una Commissione consiliare avuto modo di
approfondire questo Piano, abbiamo condiviso le nostre riflessioni e valutazioni, e più
in generale ci siamo permessi di sottolineare come il concetto di adattamento, e la sua
integrazione all’interno degli strumenti di governo del territorio, rappresenta una
questione molto complessa, che si deve avvalere del contributo di diverse discipline,
rispetto alla quale il dibattito fortunatamente nazionale, internazionale è molto, molto
acceso e sono contento che siano molte le città che - non da oggi - affrontano questo
tema e lo fanno con serietà e competenza; serietà e competenza che noi abbiamo
sottolineato nel lavoro tecnico degli uffici, che io ringrazio; comincio con l’esprimere
un forte apprezzamento nei confronti di coloro i quali - non faccio nomi per non
dimenticarne qualcuno - all’interno dell’Amministrazione hanno concorso alla
redazione di un Piano sicuramente molto ampio, molto puntuale, molto ricco che
evidenzia la molteplicità di approcci metodologici, così come la necessità di soddisfare i
vari contesti citati. Siamo contenti anche che finalmente l’Assessore abbia condiviso la
necessità - però a parole, perché non ne ho trovato, e spero di ravvedermi leggendoli,
non ho trovato emendamenti in questa direzione - la necessità che questo lavoro
intersettoriale veda anche un collegamento diretto, esplicito, con i vari altri strumenti di
cui la città si è dotata nel corso del tempo e i vari altri Piani che debbono concorrere al
raggiungimento degli obiettivi del concetto di adattamento.
Io, come ho detto in Commissione, l’ingrediente diciamo più di successo, in questo
processo di pianificazione per l’adattamento, è sicuramente l’integrazione orizzontale,
cioè quella che taglia trasversalmente l’Amministrazione, le diverse Aree, i diversi
Dipartimenti, questo è sicuramente il primo degli ingredienti che trova sicuramente
sostanza nel gruppo di lavoro ma, come sappiamo tutti, e per onestà intellettuale mi
aspettavo che lo riconoscesse anche l’Assessore, in questo momento trova motrice in un
Settore dell’Amministrazione che è quello che di fatto ha guidato il lavoro. Ma ce n’è
un altro di ingrediente importante, necessario e di successo nel processo di
pianificazione per l’adattamento, che è la committenza politica. Ecco, la committenza
politica si esaurisce nell’ansia di dover approvare un Piano per esigenze
prevalentemente estetiche, rischia di essere un buon cahier, un buon riassunto di buone
intenzioni, ma difficilmente uno strumento utile a supportare le scelte politiche di un
ente importante come il nostro e per il suo futuro.
È una logica differente quella del Piano integrato, che dovrebbe stare alla base della
pianificazione per l’adattamento, e soprattutto oltre alla raccolta di informazioni che
sono - lo riconosco - puntuali e precise, sarebbe stato più utile avere a che fare con la
definizione di strategie a lungo e medio termine con azioni collegate che però, a
differenza di quello che troviamo, dovrebbero essere verificabili nella loro efficacia e
dovrebbero essere più attentamente monitorate. Siccome queste cose io le ho già dette in
Commissione e l’Assessore mi ha risposto che in realtà è così, a titolo esemplificativo
prendo pagina 50 del Piano, laddove si incominciano ad elencare le azioni di contrasto,
e laddove, ad esempio, si fa riferimento alle... sono 40 le azioni individuate come azioni
di contrasto, dopo il capitolo degli impatti, e le azioni citate dall’Assessore, richiamate
dall’Assessore, sono per esempio: assistere per vivere meglio, prevedere cioè
l’attivazione del Piano di emergenza caldo con l’adozione di interventi finalizzati a
ridurre la vulnerabilità dei soggetti fragili. Bene. Le domande che noi ci poniamo sono:
come? Quando? In che tempi? Con quali risorse? Questo manca. Ma se ne prendo
un’altra, “Una città più fresca”, dice, per esempio: costruire per freschezza, prevede
questa azione - cito testualmente - l’utilizzo di materiali freschi caratterizzati da elevati
valori di riflettenza solare, e quindi in grado di ridurre l’innalzamento termico per le
pavimentazioni urbane. Bene. Dico io, ma mi chiedo: come? Quando? In che tempi?
Con quali risorse?
Ho letto stamattina il giornale, c’è un bando importante della Città di Torino che supera
di diversi milioni di euro per le manutenzioni stradali. È prevista concretamente in
questo impiego di risorse un’attenzione in questa direzione? Non mi pare, non mi
risulta. Ma ancora, l’azione successiva: “trasporto pubblico fresco e confortevole”
prevede principalmente interventi in grado di assicurare la fruibilità del trasporto locale
anche nelle giornate più calde. Da una parte si cercherà di riprogettare le fermate in
modo da favorire un sali/scendi veloce, così da ridurre il tempo di attesa in fermata;
dall’altro verranno realizzati dei sistemi di ombreggiamento naturale o artificiale delle
fermate per assicurare un certo benessere durante il periodo di attesa. Bene. Dico io, ma
aggiungo: come? Quando? In che tempi? Con quali risorse? E guardate, potrei andare
avanti, ma non voglio annoiare nessuno, per ciascuna delle azioni citate nel Piano.
Piano che non prevede e non fa minimamente riferimento alla riduzione del carico
antropico già in corso in città, che... e questo l’ho letto in un emendamento, forse figlio
diciamo della discussione che abbiamo fatto in Commissione, non dialoga questo Piano
di Resilienza Climatica col Piano Regolatore, nell’emendamento presentato
dall’Assessore c’è un auspicio rispetto a quello che dovrebbe essere l’esito della
revisione del Piano Regolatore in corso, non c’è un dialogo specifico sul Piano delle
infrastrutture verdi; sono di fatto buone azioni, ma senza azioni concrete di
monitoraggio, utili a un monitoraggio, perché lo dico? Perché per poter verificare, tra
qualche anno chiunque ci sarà, il raggiungimento di queste azioni dovrà avere a
disposizione le risposte alle quattro domande che facevo prima, cioè: come
l’Amministrazione intende realizzare queste cose? Quando, nel corso del tempo? E in
che tempi, quindi con quale cronoprogramma? E soprattutto, con quali risorse?
Mi dispiace apprendere quindi che in questo gruppo di lavoro intersettoriale diciamo la
cassa della Città di Torino, il forziere in qualche modo non sia particolarmente
protagonista, così come manca qualunque tipo di ingaggio - e di questo invece me ne
dispiaccio fortemente - dei soggetti privati, che a vario titolo dovrebbero essere caricati
a bordo di questa strategia e dovrebbero essere incentivati a partecipare con azioni
specifiche. Così come, e questo è l’ultimo in ordine di tempo di rammarico ma non è
certo il meno importante, che questo Piano non parla di un contesto che è quello
metropolitano. Questo Piano non dialoga con i Comuni contermini, questo Piano non
dialoga con la Città Metropolitana, questo Piano, oltre ad essere vago nei suoi
intendimenti e non puntuale come ci saremmo aspettati, non è neanche tarato sulla
dimensione giusta. È sicuramente un Piano, quello che ci viene chiesto di approvare
oggi, che soddisferà tutte le esigenze estetiche, che soddisferà tutte le esigenze
comunicative in ordine alla rappresentazione esterna della retorica che può
caratterizzare un’Amministrazione, non va a soddisfare, invece, quella esigenza
concreta alla quale facevo riferimento prima e che in qualche modo ha caratterizzato,
come giustamente ricordava l’Assessore, un lavoro con un passo serio, cadenzato e
circostanziato dal 2009 ai giorni d’oggi, la Pubblica Amministrazione torinese.
I Piani richiamati dall’Assessore e gli obiettivi raggiunti con anticipo rispetto ai tempi
predefiniti, penso in particolare al Turin Action Plan of Energy, quindi il Piano di azioni
per l’energia della Città di Torino, era un’altra cosa, quindi se l’Assessore - e lo
ringrazio - certifica che quel Piano è stato efficace e ha raggiunto, con cinque anni di
anticipo, già nel 2015, gli obiettivi che la Commissione Europea dava alle città
impegnate in questa direzione non è perché ci fossero dei meriti politici particolari,
semplicemente perché quel piano era puntuale, aveva delle azioni specifiche che
partivano dall’estensione della rete di teleriscaldamento piuttosto che... non le cito tutte,
e nel corso di ogni anno la politica aveva uno strumento da monitorare, per “politica”
intendo il Consiglio comunale ma anche...

LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario)
...le tante Amministrazioni coinvolte.
Concludo dicendo sostanzialmente che l’ambizione di questo Piano non trova riscontro
in una concretezza che meriterebbe la Città di Torino in questa fase, e soprattutto
l’approvazione di un Piano di Resilienza come questo, in un contesto economico sociale
come quello che stiamo attraversando, avrebbe dovuto, secondo me, essere
complementato da un supporto e da una committenza politica esplicita; serviva
un’assunzione di responsabilità politica puntuale. Ci siamo permessi di chiedere
all’Assessore di approfondire e di sviluppare questo aspetto lacunoso del Piano, ci
spiace registrare che, nonostante sia stato evidenziato da noi e dai tanti soggetti
coinvolti nel corso della consultazione, ad oggi questo non sia avvenuto.

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