Interventi |
PATRIARCA Lorenza Grazie, Presidente. Io ho un osservatorio particolare, visto che appunto dirigo una grande scuola del centro città e ho avuto contatti con decine e decine di persone che si sono misurate col problema, oltre a doverlo fronteggiare regolarmente con la diligenza del buon padre di famiglia perché effettivamente lo scenario che è stato descritto dalla Consigliera Azzarà è effettivamente quello, al di là del grandissimo impegno e lavoro indefesso di decine e decine di operatori e di chi fa i tracciamenti. È, chiaramente, un problema organizzativo, il problema è sicuramente complesso, nessuno lo nega, ma questa Giunta avrebbe avuto tempo di prepararsi, no? Lo dicevamo nella scorsa primavera: il sistema, il problema e la soluzione probabilmente era quella di un sistema di sorveglianza attiva ed efficace per bloccare sul nascere i focolai; il problema di questo virus è che è un virus che, nella maggior parte dei casi, si manifesta in modo asintomatico per cui le persone vanno a spasso, sono malate e non lo sanno e quindi contagiano gli altri; quindi era necessario, appunto, lavorando sullo scenario ipotizzabile, incrementare la capacità di effettuare i tamponi moltiplicando i laboratori fissi e mobili, per poter mantenere il livello di contagio ad un livello basso e quindi permettere un livello di vita accettabile, senza dover chiudere, insomma, tutte le attività produttive, culturali, eccetera. Le modalità attuali di tracciamento sono laboriose, facilmente saturabili, infatti siamo arrivati al punto di decidere di non tracciare più i positivi, come avviene attualmente nella scuola; ognuno, però, è immerso nella rete di relazione e quindi, se non si va a cercare in questa rete di relazione l’origine dei contagi e si bloccano quindi... o si tenta di bloccare il più possibile la rete di trasmissione, c’è una crescita esponenziale dei positivi che ci ha portato ad oggi ad arrivare a misure restrittive molto importanti e con un fortissimo impatto sulle attività produttive e culturali e sulla qualità della vita delle persone. Quindi, io ritengo che si debba tener conto di che cosa si è fatto, di dove si è sbagliato e chi ha sbagliato deve, in qualche modo, render conto, ma soprattutto dobbiamo chiedere alla Regione che si cambi rotta prima che sia tardi, insomma. Siamo alla seconda ondata di restrizioni, non possiamo pensare di procedere come regione a singhiozzo. Quindi, io credo che come Comune dobbiamo provare, appunto, a chiedere all’Organo istituzionale più in alto e che è responsabile della gestione della Sanità regionale che cosa ha intenzione di fare prima che sia tardi, eh? Io dico che, ultimamente, in questo momento, la misura della reazione dipende da come riusciamo a fronteggiare questa emergenza sul piano sanitario. Grazie. |