Interventi |
GIUSTA Marco (Assessore) Sì, Presidente, sono io. GIUSTA Marco (Assessore) Guardi, Presidente, velocemente, perché ci tenevo a ringraziare appunto tutte le Consigliere che sono intervenute prima di me che hanno già in qualche modo inquadrato la gestione e la situazione di questo ordine del giorno. Ci tengo, appunto, a ricordare che questa nasce appunto come un’azione di advocacy della rete RE.A.DY che raduna dal 2006, quando è nata a seguito del Pride Nazionale qua a Torino, mettendo insieme tra la Città di Roma e la Città di Torino, appunto, questa rete che ha proprio come obiettivo quello del contrasto ad ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale e identità di genere. All’interno di questa iniziativa che si è sviluppata durante il corso dell’estate, come ha detto la Consigliera Carlevaris, abbiamo messo insieme tantissimi Enti e tantissime realtà per sostenere e far sentire la nostra voce come amministratori locali nei confronti del Parlamento proprio per chiedere l’urgenza e l’importanza di questa legge, senza fare passi indietro, perché questa legge deve essere approvata così com’è, può essere solo migliorata e non può essere in alcun modo interrotta o modificata ulteriormente. Al momento, ci tenevo a dirlo, perché continuano ad arrivare adesioni a questa iniziativa che vede tutti questi Enti, a partire dal 1° ottobre, depositare e poi andare in approvazione nei vari Consigli o nelle Giunte questo stesso ordine del giorno facendo appunto una grande opera trasversale in tutto il Paese. Sono già 46 gli Enti in tutt’Italia che hanno aderito a questa azione della rete RE.A.DY, molti di loro hanno già iniziato ad approvare, come ad esempio è successo alla Città Metropolitana di Torino, ma anche alla Città di Bergamo, Bologna, Fiumicino, Lucca, Milano, la Provincia di Modena, Monte San Savino, la Provincia di Prato e altre, Empoli questa sera l’approverà, hanno già approvato questo ordine del giorno. Io ci tengo a ricordare che questo tema per noi è assolutamente importante - e metto anche ovviamente un tema di carattere personale - sono anche assolutamente contento e soddisfatto che questo ordine del giorno venga discusso nella sede dei Consigli Comunali perché sono appunto spazi di democrazia che riportano a dibattito anche all’interno di una sede corretta dove in qualche maniera abbiamo una maggiore conoscenza di quello che succede. Questa democrazia si è vista anche sabato quando il Coordinamento Torino Pride ha portato le persone in piazza per organizzare appunto un incontro e una manifestazione, ma così come è successo in oltre 60 piazze in tutt’Italia, anche per rispondere a chi correttamente, giustamente, ovviamente prende la parola sulle colonne dei giornali lamentando la possibilità di vedere sminuita la possibilità da parte loro di esprimere un’opinione; sappiamo che questo non è assolutamente vero, sappiamo che questa è una polemica assolutamente strumentale di chi non vuole in nessun modo vedere riconosciuti non solo dei diritti, ma la possibilità delle persone di essere se stessi e di esprimere se stessi. Certo spiace anche vedere soprattutto chi utilizza la religione per giustificare questa posizione, fornendo, mi dispiace dirlo, una giustificazione morale a chi vuol continuare a discriminare, insultare le persone LGBT, e le donne. Questa legge non vuole mettere le catene a qualcuno, ma vuole togliere le catene, liberare le persone e dare la possibilità di vivere e di potersi esprimere e di poter seguire quella domanda fondamentale: “Chi sono e che cosa voglio fare nella mia vita”. Gli Enti Locali, in quanto enti più vicini a cittadini e a cittadine, conoscono bene il loro territorio e sanno bene quanto l’omofobia e la lesbofobia, la bifobia, la transfobia insieme alla misoginia sono purtroppo presenti nella nostra comunità, per questo è importante che da noi arrivi un messaggio al legislatore, al Governo, abbiamo bisogno di questa legge e ne abbiamo bisogno adesso. Lo dobbiamo a Stefano, a Gaetano, a Daniela, Antonio, Bruno, Daniela, Cristina, Mattia, Marco, Stefano e Leonardo, questi sono solo alcuni dei nomi delle persone - nomi reali - delle persone che nella nostra città hanno subito atti di omofobia, lesbofobia o transfobia negli ultimi quattro anni; hanno ricevuto minacce, insulti, lettere minatorie, sono stati aggrediti e picchiati. Sono nomi che conosciamo perché si sono fatti forza e hanno denunciato e hanno trovato ascolto, alcuni nelle Forze dell’Ordine, altri in To Housing, come ha citato prima la Consigliera Foglietta, altri dalle altre associazioni del territorio. Tutti loro hanno trovato supporto e vicinanza nella nostra Amministrazione, ma sappiamo, come diceva prima la Consigliera Carlevaris, che oltre il 60% di chi subisce discriminazione, insulti o violenze omolesbobitransofobiche non denuncia perché non si fida ancora delle Istituzioni o pensa che qualcuno non l’ascolterà. Queste storie, quindi, ci riportano alla necessità del cambiamento culturale che questa legge porta con sé soprattutto nell’iniziativa propositiva, il sostegno alla case rifugio, l’incarico all’UNAR, la raccolta dei dati affidati all’ISTAT, le azioni nelle scuole e sono convintamente, sono proprio convinto che questo ordine del giorno lancia un segnale forte al Parlamento condividendo appunto, come dicevo prima, con le 60 piazze e con le altre 46 realtà italiane che oggi hanno deciso di far sentire la propria voce e io non posso fare altro che (incomprensibile) come ha fatto già la Consigliera Foglietta prima, invitare tutte le forze presenti nel Consiglio Comunale a votare a favore di questo ordine del giorno perché costruire una cultura istituzionale politica di contrasto alle discriminazioni è una precisa responsabilità di ogni rappresentate istituzionale. Grazie, Presidente. |