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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 7 Settembre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 11
INTERPELLANZA 2020-01799
"NESSUNO PI? SI SIEDE AL TAVOLO (ROM). QUALE STRATEGIA PER IL SUPERAMENTO DELLE BARACCOPOLI ROM?" PRESENTATA IN DATA 20 AGOSTO 2020 - PRIMO FIRMATARIO TRESSO.
Interventi
SCHELLINO Sonia (Vicesindaca)

Grazie, buongiorno a tutti. Come anticipato, approfittiamo di questa interpellanza per dare un quadro un po' più ampio sul progetto speciale, su quello che è avvenuto a proposito di Germagnano, partendo un po' dalla visione generale, della quale spesso ci viene detto che non è chiara quale sia questa visione. Il progetto speciale per il superamento dei campi rom vede come azioni preliminari di questa Amministrazione un'attenta analisi e valutazione di quanto fatto dalle precedenti Amministrazioni, con particolare riferimento al progetto "Città possibile", che durò dal dicembre 2013 al dicembre 2015 e che si occupò del superamento definitivo di un insediamento abusivo di Lungo Stura Lazio con collocazione abitativa o rimpatrio assistito di 648 persone che si dichiaravano rom, regolari cittadini rumeni o senza residenza a Torino. Nella convinzione che alla base di ogni intervento ci debba essere una valutazione obiettiva e scevra da pregiudizi delle azioni già intraprese nei confronti della comunità oggetto di intervento si è partiti dalla raccolta di tutte le informazioni disponibili sulle ricadute, conseguenze, punti di forza e di debolezza del progetto di inclusione sociale appena concluso quando si insediò l'attuale Giunta e che fu realizzato grazie alle risorse professionali e materiali, come pure un importante investimento finanziario. Si trattava allora di progetti di collocazione in civili abitazioni del libero mercato e tirocini lavorativi a Torino o in alternativa di rimpatri assistiti in Romania, avvalendosi della collaborazione di associazioni locali. L'obiettivo sul breve periodo fu raggiunto, un'intera vasta baraccopoli non esiste più e dal punto di vista del metodo ci sono state importanti lezioni apprese, quali ad esempio la necessità di stipulare un patto con le famiglie, ritenuto fondamentale nel progetto speciale attuale, la necessità di collaborazione in Romania, o come minimo con il Consolato, e l'importanza di un lavoro condiviso tra Assessorati e direzioni diversi. Da qui l'idea di un progetto speciale interassessorile fin dalla fase di progettazione del nuovo intervento. Sul lungo periodo l'esito in termini di inclusione sociale dei nuclei di "Città possibile" non è stato quello sperato: l'80% dei nuclei, anche quelli che l'hanno dopo avevano avuto il contributo della Città è stato sfrattato per morosità. La locazione e le spese di riscaldamento, anche se basse, interferivo con le rimesse pattuite con la rete familiare rimasta in Romania. I nuclei che hanno aderito al rimpatrio con sostegno sono poi spesso emigrati in Germania o in altri Paesi europei, o sono tornati in Italia, qualcuno anche a Torino e anche a Germagnano abusivo, 13 nuclei censiti in occasione dell'intervento di agosto erano proprio fra questi. Questo non significa assolutamente voler dichiarare un fallimento perché comunque anche un piccolo numero di famiglie integrate con reciproca soddisfazione loro e dell'Amministrazione è un risultato degno di apprezzamento e dimostra la ricaduta positiva di un attento e paziente lavoro sia degli operatori pubblici, sia del privato sociale che da anni segue con attenzione e passione la comunità rom. Bisogna però riconoscere che per un numero non irrilevante degli abitanti degli insediamenti informali il legame con il Paese d'origine e l'interesse a inviare a casa il più possibile di denaro, anche a costo di vivere in Italia in condizioni che per il nostro modo di ragionare si possono definire degradate, è più forte e più importante del desiderio di integrazione. In sintesi, a seguito di "Città possibile", sono proseguite solo una piccola parte delle collocazioni abitative in Torino, i rom rumeni hanno rifiutato fin dall'inizio le collocazioni in prima e seconda cintura e solo due nuclei su 80 all'epoca sono usciti da Torino. Anche dal punto di vista lavorativo la familiarità, la competenza nelle attività legali e non di economia informale sono risultati nella loro prospettiva più vantaggiosa di percorsi occupazionali regolari sia per la loro rete, sia per la possibilità di mantenere alta la mobilità mensile con la Romania. Anche la residenza è stato un obiettivo perseguito da pochi per la ritrosia a fornire all'anagrafe i documenti sanitari ed economici previsti dalla normativa per i cittadini comunitari. Dall'avvio di questa Consiliatura con l'approvazione delle delibere 201701055 e le successive 201803210, 201800539 la Città decide di modificare il regolamento per le aree di sosta autorizzate e approva delle linee guida spese di un progressivo superamento dei campi nomadi autorizzati e la costruzione di politiche e strategie che portino alla diminuzione delle macro aggregazioni spontanee e abusive. In questo contesto si inserisce il progetto speciale "Campi Nomadi", che dall'ottobre del 2018 ha al suo fianco il servizio di accompagnamento tecnico effettuato dall'ATI composta della Cooperativa "Liberi tutti", dalla fondazione "Contrada Torino" e da Brainscapital. L'obiettivo generale dell'accompagnamento tecnico è il supporto alla Città di Torino nel tendere al superamento delle aree sosta autorizzate e spontanee. Le azioni svolte sono individuate e strutturate al fine di promuovere, favorire e supportare l'inclusione sociale dei destinatari, accompagnando le azioni fisiche e la loro progettazione con l'ascolto e il coinvolgimento dei destinatari e della comunità cittadina, connettendole con interventi e possibilità esistenti o attivabili per la tutela dei diritti, l'attivazione di risorse e di attori pubblici e privati. Le associazioni hanno avuto un ruolo anche nell'attività di fundraising, di relazione con il privato sociale, che ha contribuito alla realizzazione del progetto. Il progetto speciale "Campi Nomadi" ha nel mese di dicembre 2010 chiuso definitivamente la prima area di sosta autorizzata di via Germagnano 10, individuando alcuni percorsi di inclusione abitativa alternativi alla permanenza nell'area di sosta di via Germagnano, anche in base ai bisogni e alle potenzialità espresse dalle famiglie. Passiamo adesso al tema della popolazione di Germagnano spontaneo ad agosto, che abitavano ad agosto 2020. Chi c'era quindi a Germagnano abusivo? Visto che hanno detto un po' tutti la loro, adesso raccontiamo anche la nostra versione, avendola vissuta, confortati dai dati e dalle osservazioni anche sociologiche di anni di documentazione e di ricerca degli uffici della Città e del lavoro sul campo. A Torino dimorano almeno quattro comunità diverse di rom a forte impronta nazionale, oltre a quelli italiani, ci sono i bosniaci, serbi croati e bosniaci e i rumeni, i balcanici, scusate, i balcanici, che sono serbi, croati e bosniaci, e poi i rumeni. L'insediamento di Germagnano spontaneo è stato fin dalla sua nascita abitato dalla comunità rom rumena. La presenza di poche famiglie balcaniche è sempre stata temporanea da parte di persone provenienti da altre città per i più diversi motivi, in genere conflitti interni nelle comunità. I rom rumeni a Torino sono regolari cittadini rumeni con documenti validi. Si ricorda che per i cittadini comunitari la residenza si ottiene presentando i documenti di riconoscimento validi, documentazione probatoria di poter provvedere al proprio mantenimento e a quello dei familiari conviventi, ad esempio un contratto di lavoro, un deposito in conto corrente, ovvero di disporre di risorse per sé e per i propri familiari sufficienti a non gravare sul sistema di assistenza pubblica, una polizza di assicurazione sanitaria, ovvero un altro titolo idoneo a coprire tutti i rischi sul territorio nazionale. Nella comunità rumena di Germagnano risultavano tre nuclei residenti in civile abitazione, due persone residenti in via Casa Comunale e poi altre sette persone che hanno perso gli ultimi cinque anni di iscrizione anagrafica per irreperibilità. Proprio dei loro documenti d'identità rumena risulta una residenza che per la normativa nel loro Paese prevede l'esistenza di una casa di proprietà personale o della famiglia d'origine, o acquistata, o in locazione. Queste persone hanno quindi sempre un'abitazione di affettivo riferimento in Romania, spesso nei villaggi, qualche volta in città di piccola e media grandezza. I rom rumeni di Torino si caratterizzano per alta mobilità, da settimanale a mensile, da e verso loro Paese con un efficiente sistema di trasporti. Tutti i nuclei posseggono o hanno accesso a un'auto, furgone, un pulmino di proprietà o in prestito allo scopo. I rom rumeni si dividono in: rumenizzati, la maggioranza di quelli presenti a Germagnano, e tradizionali presenti, ma il numero minore. I primi parlano rumeno con normali inflessioni dialettali e non si distinguono fisicamente né come abbigliamento dai romeni e ne condividono molte abitudini e valori. I secondi sono una comunità chiusa, vestono costumi tradizionali, parlano la lingua dei rom, oltre al rumeno, e si difendono dallo stile di vita italiano e dal contatto con gli italiani. Le baracche rom rumene sono in mezzo a discariche di rifiuti prodotte dagli abitanti, sono solide, calde e pulite dentro, adulti e bambini hanno vestiti puliti e sono ordinati. Le baraccopoli sono sempre gestite da leader riconosciuti, non sempre dalla vita limpida, che garantiscono l'invisibilità e lo spazio per l'illegale in caso di necessità. I rom rumeni vivono di economia informale, recupero dei cassonetti, riciclo, mercatini dell'usato, accattonaggio fidelizzato, rari sono i lavori regolari, che consente guadagni cash, ovvero contanti non tracciabili, nonché una rete consolidata di rapporti e di aiuti dal volontariato, ma anche da privati cittadini. Inoltre sono attività che tutti i membri della famiglia possono svolgere, sostituendo gli assenti che tornano nel paese d'origine per un breve o un lungo periodo. Un lavoro regolare a tempo indeterminato non solo è difficile da reperire o comporta un vero e proprio progetto di investire affettivamente ed economicamente in Italia o a Torino, ma non risulta spesso compatibile con la loro continua mobilità verso il Paese di origine. Sono prevalentemente migranti che hanno come primario obiettivo mensile le rimesse concordate con chi è rimasto a casa. Le rimesse sono tradizionalmente destinate nel Paese d'origine alla ristrutturazione o alla costruzione delle case, alle spese scolastiche di figli e nipoti, a spese mediche, alimentari e all'acquisto di beni per la famiglia. La baracca è una sistemazione abitativa scelta perché funzionale al risparmio necessario per garantire le rimesse almeno mensili verso la Romania. I rom rumeni mandano i bambini a scuola perché credono nell'istruzione, preferiscono la scuola rumena, ma in qualsiasi Paese vivano garantiscono la frequenza, pur mettendo in conto la mobilità verso scuole di altri Paesi in caso di necessità di spostamenti o rientri in patria. A Germagnano spontaneo i minori di età scolare rom rumeni sono fortemente diminuiti negli ultimi anni, la maggioranza risulta tornata presso familiari in Romania. Nei campi spontanei e anche a Germagnano abusivo non vivevano solo rom rumeni, ma anche temporaneamente rumeni in difficoltà economica grave o dediti ad attività informali. Passiamo quindi all'intervento di agosto: tutti gli interventi del progetto speciale sono stati realizzati nel solco di quanto tracciato dal Regolamento comunale 379, Regolamento delle aree sosta attrezzate per rom e sinti approvato con deliberazione del Consiglio Comunale in data 4 aprile 2018, approvato nell'ambito del progetto speciale "Campi Nomadi" in coerenza con le strategie nazionali di inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti 2012-2020 attuativa della comunicazione della Commissione Europea 137/2011. All'interno del progetto speciale "Campi Nomadi" si inserisce l'intervento di agosto volto a recuperare e riqualificare l'area adiacente a via Germagnano, che qui ricordiamo è oggetto di un decreto di sequestro preventivo da parte della Procura di Torino per invasione di terreni e disastro ambientale a seguito dei rilievi dell'ARPA, che ha rilevato elevati livelli di inquinamento nel terreno da zinco, stagno e piombo. L'organizzazione riguardante il superamento dell'insediamento spontaneo di via Germagnano è stata strutturata in questo modo: presenti la Polizia Municipale, il gruppo il nucleo RIME, assistenti sociali ed educatori dell'ufficio Minoranze Etniche, una mediatrice rumena e gli altri operatori della Cooperativa "Liberi tutti". Il nucleo della Polizia Municipale aveva il compito di effettuare verifiche delle presenze e identità tramite ripetuti accertamenti ed eventualmente garantire la sicurezza del contesto. Come detto, nella comunità rumena che gravitava sul Germagnano risultavano tre nuclei residenti in civili abitazioni, due persone residenti in via Casa Comunale e altri sette che hanno perso l'iscrizione anagrafica, come dicevamo prima. Gli operatori sociali presenti nel mese di agosto invece hanno accolto le famiglie per la sottoscrizione degli impegni di uscita volontaria dal sito ed è stato anche distribuito in modo bilingue e completo di tutte le informazioni. Per facilitare l'accesso della popolazione a questa procedura si è utilizzato un camper come ufficio mobile ai margini dell'insediamento e con due turni di lavoro giornalieri. Presso il camper potevano presentarsi liberamente le famiglie a cui veniva spiegato sia in rumeno, sia in italiano, le ragioni del superamento, la possibilità di sottoscrivere un accordo per lasciare l'area e ricevere un incentivo economico per una locazione a Torino o un rientro in Romania. Dopo aver firmato l'impegno la famiglia si recava su appuntamento presso gli uffici del RIME per la consegna dell'assegno circolare, contestualmente al volontario abbandono della baracca e quindi alla possibilità di incasso presso una filiale di zona. La baracca vuota veniva in seguito abbattuta, posta sotto sequestro il perimetro e le macerie gradualmente eliminate. All'interno del percorso di riqualifica il piano di sostegno di facilitazione del percorso di fuoriuscita dall'insediamento spontaneo delle persone ivi dimoranti ha avuto due modalità per quanto riguarda i cittadini rumeni: la prima opzione comportava un incentivo economico sui rientri in Romania fino a 1.000,00 euro a nucleo familiare, cifra che corrisponde a due stipendi medi in Romania. La normativa rumena prevede che la residenza corrisponda alla disponibilità di un'abitazione, come detto, l'incentivo previsto copre anche le spese di viaggio, che variano dai 120 ai 200 euro, a seconda del mezzo utilizzato. Nell'insediamento informale di Germagnano erano presenti 13 nuclei ex "Città possibile" sul 73 censiti, per un totale di 29 persone, 11 delle quali hanno aderito al patto di uscita da Germagnano spontaneo, due famiglie non si sono fatte trovare, al momento della chiusura del sito, invece. Quelli che hanno aderito hanno ricevuto un assegno di 400,00 euro anziché di 1.000,00 euro proprio in considerazione dei molti progetti di cui sono già stati beneficiari in passato senza esito alcuno. La seconda possibilità, sempre per i rumeni, era un sostegno all'inserimento in civili abitazioni, con un incentivo economico su ingresso in abitazione autonoma per Torino e provincia, anche qui indicativamente si quantifica al pari della misura precedente fino a 1.000,00 euro l'importo per caparra e spese di entrata. Il percorso d'uscita previsto per i nuclei appartenenti alla comunità rom balcanica invece è partito dalla verifica della regolarità della presenza sul territorio. Nello specifico si è proceduto con una verifica dei requisiti inseriti nel regolamento comunale sopracitato e la conseguente costruzione di un percorso di inclusione sociale. In particolare in collaborazione con la Questura, Ufficio Immigrazione, si sono verificati i documenti di soggiorno, primo requisito di accesso. Rispetto ad eventuali situazioni di specifica documentata fragilità anche in questo caso sono stati valutati percorsi dedicati e consoni alla natura della fragilità, compresa eventualmente l'accoglienza in alloggio, disposizione della Città di Torino e dedicati all'emergenza abitativa. Ai nuclei in possesso dei requisiti è stata offerta la possibilità di avere un'autorizzazione alla sosta temporanea nel campo autorizzato di strada Aeroporto, come opzione ulteriore, e per una famiglia ci sarebbe stata anche la possibilità di un inserimento in un alloggio del privato sociale in provincia di Torino. Riguarda alle sole famiglie rom balcaniche, una serba e una bosniaca, che erano arrivate nel sito in tempi recenti, quindi non con una storia lunga di Germagnano, entrambi non residenti a Torino, ma da 40 anni nel nostro Paese con scelte consolidate di marginalità e motivazione all'inclusione abitativa ancora da approfondire, una è temporaneamente ospitata in un terreno di proprietà di parenti e l'altra ha acquistato un secondo camper e ha deciso di sostare in un parcheggio apposito in attesa di collocazione abitativa presso una figlia che è già inserita con il suo numeroso nucleo in un nostro progetto di inclusione con la prospettiva di una casa extra urbana in fase di completamento. Si evidenzia che, come facilmente è intuibile, il percorso effettuato per essere efficace non poteva essere oggetto di annunci preliminari, anche per evitare di provocare nuovi arrivi, come già verificatosi in altre occasioni. A fronte dell'obiezione di queste settimane nessuno aveva mai fatto nulla per la loro integrazione, riteniamo utile raccontare brevemente la storia di un paio di questi nuclei, dalla quale risulterà chiaro il perché della scelta di erogare un contributo per il trasloco da Germagnano utile solo a favorire la ricollocazione autonoma in alcuni casi. Allora, il primo nucleo inserito in Piemonte con "Città possibile", il nucleo venne inserito nel maggio del 2014 con il progetto "Città possibile" in accoglienza in una grande casa presso un ente religioso in provincia di Torino, formato da sette persone, questo nucleo, a inizio progetto, poi sono diventate otto. La spesa sostenuta fino a fine progetto nel dicembre 2015 è modesta, ammontava a 2.046,00 euro e poi è stato attivato il lavoro accessorio per il capofamiglia interrotto dopo 74 ore. Inoltre gli operatori hanno cercato di assecondare un'attività in proprio di questa famiglia, ma il nucleo non manifestava interesse per la regolarizzazione della propria attività di strada. Questo nucleo è rimasto nella collocazione anche dopo la fine del progetto, praticamente a titolo gratuito, seguito da una realtà religiosa, ma purtroppo le continue richieste di denaro e religiose ai parrocchiani, le spese non chiare e la mancata cura dell'ambiente domestico con un conseguente deterioramento dell'abitazione, determinarono il loro allontanamento da quel contesto. Un altro caso, sempre solo per esemplificare, un nucleo beneficiario di un rimpatrio assistito, sempre con progetto "Città possibile", inserito in un percorso di rimpatrio volontario assistito, avendo casa di proprietà in Romania con un terreno adiacente, a carico del progetto con il tutoraggio in loco di associazioni rumene vennero terminati i lavori di ristrutturazione dell'abitazione e acquistati una piccola mandria di maiali per l'allevamento e scorte di legname per il riscaldamento. Venne inoltre fornita una consulenza per accedere a un progetto europeo per lo sviluppo delle aree agricole. Però anche questo nucleo appunto è tornato in Germagnano abusivo. Come detto, il progetto speciale iniziato nel 2018 ha censito e monitorato le presenze a Germagnano abusivo per oltre un anno, confermando le dinamiche di mobilità da quel territorio descritte più sopra e individuando i nuclei stabilmente gravanti su quel territorio. Inoltre è anche stato chiesto alle principali associazioni del privato sociale che lavoravano a progetti di integrazione, cito a titolo d'esempio, perché forse lo conoscete, il progetto di Slow Food, di segnalarci eventuali persone includibili, nel caso fosse sfuggito qualche caso ai nostri operatori. Nel mese di agosto i nuclei sono stati contattati per proporre i percorsi di inclusione in base a quanto vi ho raccontato e chi ne avesse titolo e volontà per offrire il contributo alla relocation e a coloro che risultavano avere possibilità di sistemazione in Italia o nel Paese d'origine, stante la proprietà di immobili e la possibilità di trovare collocazione. Naturalmente si è tenuto conto degli aiuti già ricevuti, come abbiamo già detto, e del rifiuto, rinuncio all'integrazione già sperimentati. Nell'ottica di riconoscimento dell'autodeterminazione del diritto a promuovere in modo attivo la propria inclusione nel tessuto cittadino o nel Paese di origine, le persone quindi sono state libere di scegliere. Ci preme sottolineare come in presenza di casi con fragilità sia stato garantito un aiuto indipendentemente dagli aiuti già erogati ai nuclei in questione, anche in caso di mancata adesione a progetti negli anni scorsi da parte delle famiglie. Anche qui a titolo di esempio nel caso di un nucleo presente sul territorio da anni per un'operazione chirurgica a un minore e già accolto in luoghi appropriati nelle fasi post intervento, nonostante abbiano una casa in proprietà in Romania e avessero abbandonato collocazioni precedenti, il nucleo comunque è stato inserito in un'abitazione civile idonea alla disabilità del minore, messa a disposizione dal Terzo settore nell'ambito della coprogettazione con un impegno da parte della famiglia a contribuire alle spese. Tra le altre offerte, sempre a titolo di esempio, un fabbricato fuori Torino offerto a una famiglia e rifiutato; l'offerta di un sostegno all'affitto per una signora, in quanto una delle poche residenti in via Casa Comunale; l'offerta di un posto in dormitorio con il sostegno naturalmente alla necessaria procedura di accertamento Covid per un uomo, anche questa rifiutata. Riassumendo i dati relativi agli insediamenti abusivi di via Germagnano nel febbraio 2019 le presenze erano di circa 650 persone, man mano sono scemate volontariamente sino al 7 luglio 2020 quando si contavano ancora 212 dimoranti, di cui 41 minorenni per un totale di 73 famiglie. In data 24 agosto veniva completamente liberata l'area di via Germagnano, portando a termine il sequestro preventivo di tutta l'area come disposto dalla Procura della Repubblica. I dimoranti lasciavano l'insediamento dopo aver sottoscritto una dichiarazione di impegno all'uscita dallo stesso e aver ricevuto l'incentivo pattuito o accettato le misure di sostegno alternative. Di tutte le persone allontanatesi dall'area di Germagnano le 24 persone che hanno beneficiato dell'incentivo economico si sono abusivamente insediate in via Reiss Romoli 160 su un terreno privato, unendosi ad altri rumeni già presenti nel sito, per un totale di 45. Formalizzata la querela da parte del proprietario, la Polizia Municipale sta procedendo alle conseguenti denunce per l'occupazione abusiva, effettuando contestualmente monitoraggi quotidiani. In comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica si adotteranno le decisioni relative allo sgombero dell'area. Altri rom rumeni e famiglie balcaniche si sono accampate in piazza d'Armi, più precisamente cinque adulti, di cui tre beneficiari dell'incentivo economico, una piccola comunità slava di 22 persone, anche se alcuni di loro non erano stabilmente dimoranti a Germagnano e appartenenti comunque a due famiglie. Nell'area di piazza d'Armi sono stati effettuati tre interventi da parte della Polizia Municipale con l'ausilio, con l'assistenza dei Servizi Sociali e dei tecnici del Verde Pubblico, oltre ad AMIAT, che hanno permesso naturalmente di rimuovere tutte le tende e i bivacchi abusivi. Sono rimaste due tende, per i cui occupanti sono in corso di approfondimenti di natura socio-assistenziale. I camper e roulotte invece che storicamente occupano quella che è l'unica area ciò abita in città non possono naturalmente essere rimossi. Per quanto riguarda la domanda sui criteri che verranno applicati per verificare che gli obiettivi del progetto speciale siano raggiunti, gli indicatori per misurare l'esito delle operazioni a Germagnano riguardano nell'immediato e nel breve periodo la riappropriazione da parte della Città dei terreni liberi da costruzioni abusive e rifiuti dopo circa vent'anni. Tali terreni potranno ora essere oggetto di progetti per il verde e il tempo libero rivolti a tutti i cittadini, la scomparsa di un crocevia di illegalità e degli incendi nocivi che per anni hanno funestato il quartiere limitrofo. Nel medio periodo l'obiettivo è la scomparsa definitiva delle baraccopoli di medie e grandi dimensioni a Torino. Riguardo al tema degli incendi e fumi tossici che si producono nei campi nomadi, soprattutto in strada dell'Aeroporto, sul quale però meglio dire l'Assessore Unia, si può certo dire che con la chiusura dell'area autorizzata di Germagnano 10 e del sito spontaneo di Germagnano rimane a rischio in tal senso solo l'area autorizzata di Aeroporto, le due aree autorizzate Sinti non sono mai state implicate in questi eventi. In tale insediamento in cui vivono sia la comunità rom serbo-croata, che quella bosniaca, risulta quest'ultima coinvolta negli incendi di rifiuti, i suoi membri sono stati denunciati e processati per questi reati. Inoltre per conflitti interni la maggior parte dei nuclei bosniaci ha lasciato l'area e attualmente sono presenti non più di quattro nuclei e RIME assicura un costante monitoraggio ai fini preventivi. Con la prospettiva di superamento dei campi nomadi anche in base alle richieste, alle indicazioni dell'Unione Europea, anche questo criticità verrà prima o poi superata. Si ritiene si sia sicuramente ottemperato a quanto disposto nella mozione 52 prima con la chiusura dell'area autorizzata nel dicembre 2019 e ora con il superamento dell'area spontanea. Lascerei la parola all'Assessore Unia per la parte ambientale, se è possibile.

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