Interventi |
GIUSTA Marco (Assessore) Buongiorno. GIUSTA Marco (Assessore) Mi sente, Presidente? GIUSTA Marco (Assessore) Grazie. Ringraziando i Consiglieri e le Consigliere per l’interpellanza, prima di rispondere alle domande, credo sia necessaria una brevissima premessa: il Centro Studi Africani è stato fondato nell’83 da Regione, Provincia, Comune e Università, cui si sono aggiunti, in una fase successiva, soci altrettanto autorevoli, come il Politecnico di Torino, il CIPMO e partner come Compagnia di San Paolo. Da metà 2019 sono fuoriusciti dal CSA alcuni soci di rilievo, incluso il socio fondatore Università di Torino - il Politecnico - e vi è stata una mancata conferma, di alcuni importanti partner finanziari, del finanziamento di alcuni progetti in corso. Nel 2020 ha dismesso la qualità di socio il CIPMO, mentre ha chiesto di poter essere ammesso tra i soci il CeSPI di Roma. È evidente quindi che il CSA è in un momento di transizione riguardo la sua stessa identità; nasce come Centro studi, ma, al momento, si trova senza una partnership forte legata al mondo degli Atenei torinesi. Dall’altra parte, e questo ci tengo a ribadirlo con forza, la Città di Torino non ha abbandonato la nave, anzi, al contrario, si sta sforzando di tenere in vita questa importante esperienza e di aiutarlo anche nel ripensare alle funzioni di un Centro che, senza gli Atenei, dovrebbe essere sempre meno Centro studi e sempre più Centro di ascolto del territorio, il che è in linea con la nostra mission di Ente Locale che punta al lavoro con le Comunità presenti sul territorio. Più volte si è ribadito, con un dialogo positivo con la dirigenza del Centro Studi Africani, che o il CSA si orienta di più sulle attività territoriali che svolgono gli Enti Locali in materia di intercultura, integrazione e cooperazione internazionale, oppure anche il Comune stesso avrebbe delle difficoltà a giustificare il permanere in un’Associazione che ha come obiettivi prioritari attività importantissime, questo assolutamente, però di alta formazione e studi che non sono strettamente connessi alle funzioni amministrative proprie delle municipalità, ma sono attinenti a delle altre sfere territoriali di competenza, come le Regioni e lo Stato. Da circa un anno, la Città sta dialogando con il CSA con l’obiettivo di aprire spazi per la collaborazione con le Comunità e le Associazioni locali e nazionali della diaspora, le ONG, le altre realtà territoriali attive nel dialogo e cooperazione con l’Africa e con le cittadine e i cittadini torinesi e piemontesi di origine africana, perché è chiaro, e spero a tutti, la differenza tra un Centro Studi sull’Africa e un Centro di dialogo con l’Africa e gli africani, sia quelli che abitano a Torino, che quelli che risiedono nel continente di origine. Questa esigenza è stata recepita, in parte, dalla dirigenza del CSA anche nell’ultimo incontro che è avvenuto…, è stata nuovamente, in qualche modo, affrontata, ma non è ancora, diciamo così, entrata, probabilmente, all’interno, complessivo, delle azioni positive. E qui arriviamo alla risposta alle domande dell’interpellanza, allora la prima domanda è…, anzi, partiamo dalla seconda domanda: “Quando l’Amministrazione ha intenzione di sbloccare il trasferimento del Centro Studi Piemontese, consentendo la ripresa ordinaria delle attività da parte dello stesso”. Allora, solo una piccola puntualizzazione, non è la Civica Amministrazione che ha bloccato e che, pertanto, deve sbloccare il trasferimento di sede del CSA, alla Civica Amministrazione è stata semplicemente sottoposta la richiesta di abbattimento del canone, ma, a canone pieno, il CSA avrebbe potuto trasferirsi sin da subito. Per arrivare alla lettera di abbattimento del canone da inviare ad ATC a favore del CSA, occorre, probabilmente, al momento, una delibera di rinnovo della Convenzione col CSA, al momento scaduta. Ricordiamo che la Città non ha obblighi a versare una quota associativa, in quanto socia, bensì a versare un contributo sulla base del Piano programmatico, contributo che si può anche intendere in servizio, come, in questo caso, il mancato introito di una sede associativa. La risposta, quindi, alla domanda numero 1): “Perché non è stato dato alcun riscontro alle numerose richieste del CSA riguardanti i termini di concessione della nuova sede e il trasferimento dalla vecchia”, è molto semplice, si intreccia con l’emergenza legata alla gestione della pandemia. Ancora, a gennaio 2020, infatti, erano attive le interlocuzioni con gli Uffici del Patrimonio per capire la corretta modalità per garantire un abbattimento del canone di affitto. Del fatto che ci si stesse occupando del tema, la dirigenza del CSA era stata informata con una mail del 28 gennaio. Purtroppo, dalla seconda metà di febbraio e poi, in modo pesante, da marzo fino a metà giugno, l’attenzione degli Uffici e le modalità, altre, di lavoro hanno portato un forte rallentamento delle attività ordinarie. Il periodo di lockdown, da un lato, ha costretto gli Uffici a dare priorità alle emergenze alimentari dei cittadini più fragili della città e, dall’altra, ha impedito un ordinario disbrigo delle pratiche amministrative ordinarie, per cui ci sono state alcune interruzioni anche di alcune settimane nell’interlocuzione con il CSA, di cui ovviamente siamo dispiaciuti, ma essa, questa interlocuzione, è ripresa in termini relativamente rapidi non appena la gestione dell’emergenza è almeno parzialmente rientrata. Non appena possibile, inoltre, è continuata l’interlocuzione dell’Assessorato con i diversi Uffici competenti, afferenti a diverse aree, da quella dei Giovani e Pari Opportunità, all’area Cultura, all’area Patrimonio e con ATC riguardo il trasferimento e il relativo canone della nuova sede del CSA. E infatti il 29 giugno ho partecipato all’assemblea portando una doppia proposta, su cui il CSA si è espresso. Infatti, dopo aver portato avanti nel periodo del lockdown tutti i dovuti accertamenti propedeutici alla questione della sede, ho personalmente proposto due diverse strade per far accedere il CSA all’abbattimento del canone dell’immobile di Porta Palazzo: la prima, forse più semplice, nella quale il Comune, con modalità ancora da definire, indicherebbe l’abbattimento del canone più o meno in linea e in proporzione con quello che era il canone della precedente sede; la seconda, invece, con la riammissione del bene da parte del Comune di Torino, che affitterebbe, quasi a, praticamente, costo zero l’utilizzo del bene, al CSA, nel caso in cui questi accettasse di condividere lo spazio con altre realtà del territorio; a titolo esemplificativo si menziona il Coordinamento delle Diaspore o il Coordinamento delle ONG piemontesi. Di fronte a questa alternativa, che io posso in maniera anche molto diretta…, in modo che ci fosse un’interlocuzione, un ragionamento da parte dei soci del CSA, si è preferita la prima, che garantiva anche più autonomia e indipendenza, per cui, preso atto della volontà espressa dal CSA, abbiamo immediatamente dato l’okay alla parte amministrativa per i successivi passaggi procedurali, necessari a una soluzione indicata dal Centro Studi Africani. Infine, la risposta alla terza domanda: “A quanto ammonta il contributo in risorse economiche e/o servizi che il Comune intende corrispondere al Centro nell’anno 2020”: si specifica che, sin dal 2017, la Convenzione Comune di Torino/CSA, nella sua ultima versione, approvata con una delibera del 2017, ha preso atto che, nell’impossibilità di attingere a risorse finanziarie, sempre più ridotte, a causa del Piano di rientro, che ha interessato i conti della Città di Torino negli anni pregressi e ulteriormente peggiorata dal periodo che abbiamo vissuto recentemente, va nella direzione di contribuire alle attività CSA solo con contributi in servizi, in linea con quanto già realizzato e in corso di realizzazione con le altre Associazioni no profit di cui Torino è partner. Per quest’anno, quindi, alla luce delle decisioni dell’Assemblea dei soci del CSA dello scorso 29 giugno, si intende proporre alla Giunta di contribuire al CSA con l’equivalente del minore incasso che si otterrà all’abbattimento del canone con un importo messo a disposizione dall’Area Cultura per un massimo complessivo di 10.000 euro, 10.000 euro, che è stato un contributo straordinario, dato, appunto, nell’anno 2019 al Centro Studi Africani, proprio per sottolineare la volontà politica da parte della Città di portare avanti questa esperienza. Questo minore introito, dicevamo che… GIUSTA Marco (Assessore) Sì, …costituisce, appunto, per la Città una minore entrata, la quale va adeguatamente motivata e deliberata. Questa circostanza implica che il procedimento che sta a monte della richiesta di abbattimento del canone non è affatto un procedimento semplice e banale, richiede un iter amministrativo che contiamo di deliberare nei prossimi mesi. |