Interventi |
CURATELLA Cataldo Sì, grazie Presidente. Allora, come è stato più volte ricordato, noi stiamo discutendo della dismissione delle restanti quote del Comune di Torino, 20%, ad accezione di quell’1% che dovrebbe rimanere in quota alla Città, a valle della deliberazione n. mecc. 201405110 che fu discussa il 12 novembre 2014, che era la delibera, nella precedente Amministrazione, che ha ridotto dal 51% all’attuale 20% la parte, diciamo, di competenza della Città di Torino, ed è interessante notare un paio di aspetti: un primo aspetto è che, almeno, all’epoca, quella delibera precedette la gara, infatti si chiamava già nel titolo “indirizzi di gara” e il bando venne emesso solo dopo l’approvazione del Consiglio Comunale avvenuta il 12 novembre 2014, ma è interessante andare a leggere gli interventi che ci furono in Consiglio Comunale in quel periodo da parte di quello che era all’epoca uno dei rappresentati del Movimento 5 Stelle in Consiglio Comunale e che, attualmente, diciamo, sale all’onore delle classifiche nazionali, che abbiano valore o meno, sul fatto che all’epoca ci fu anche una Commissione con quello che sarebbe potuto (incomprensibile) con il socio privato e, durante la Commissione, ci fu un primo, diciamo, scontro tra quello che è l’intento privato e quello che… cioè, di quello che è l’interesse privato e quello che è l’interesse pubblico, ovvero che l’interesse pubblico era di mantenere la funzione sociale rappresentata dalle Farmacie e quindi era il motivo per cui restava questa quota del 20%, ma l’interesse privato era, da una parte, fare utili, che non è una cosa negativa, bisogna soltanto vedere, come dice la nostra Costituzione, che l’interesse privato, gli imprenditori agiscano anche con fini sociali, ma, soprattutto, già all’epoca, si parlava, già a valle di questa vendita, di fare dei potenziali tagli al personale e quindi mi riallaccio a quello che ho detto in precedenza e già all’epoca, quel 12 novembre 2014, sempre il Consigliere del Movimento 5 Stelle, che all’epoca fece ostruzionismo alla delibera che portò alla riduzione dal 51 al 20%, fece un ostruzionismo, come lo dichiarò in sede di Consiglio Comunale, lo chiamò ostruzionismo costruttivo, andando un po’ a leggere tutta la discussione, fece presente che già con il 51% la Città aveva difficoltà a far valere il Contratto di Servizio, con il 20% si andava ulteriormente a ridurre le possibilità della Città di Torino di far valere l’interesse pubblico verso il socio privato. Quindi, mi chiedo adesso con l’1% cosa possa fare la Città di Torino, non resta più niente, sono soltanto favole quelle che, comunque, il Contratto di Servizio permetterà alla società di sfruttare al massimo la funzione sociale, permettere di far avere forza alla Città di Torino. Quindi, stiamo arrivando da un punto in cui, nel 2014, ormai sei anni fa quasi - tra quattro mesi sono sei anni -, si discuteva quanto fosse importante la funzione delle Farmacie, quanto era importante andare verso un aumento della quota (incomprensibile) evitare di avere ulteriore perdita, con la difficoltà, che già all’epoca si vedeva con la riduzione al 20% delle quote societarie in mano alla Città di Torino e quindi che non bisognava andare verso una riduzione, adesso andiamo a svendere completamente. Capisco, tiriamo i remi in barca e lasciamo che la barca vada, anzi non li mettiamo in barca i remi, i remi sono stati già venduti quando sono (incomprensibile) il 31%, adesso diamo via la barca e ci teniamo, che ne so, giusto il sedile, così ci ricordiamo com’era andare in barca sul Po e quindi va bene, ben venga, però mi fa piacere notare e leggere quello che… tutto quello…, la discussione come è avvenuta il 12 novembre 2014 e come sta avvenendo oggi e anche le differenze, i parallelismi tra la loro delibera, la discussione che ci fu all’epoca con la discussione che stiamo avendo oggi, è molto interessante perché fa capire come, alla fine, ora mi è chiaro il discorso “per fare politica bisogna governare”, perché così si può svendere e dare al privato e abbandoniamo ogni tipo di funzione sociale che la Città dovrebbe avere, alla faccia dei beni comuni, alla faccia dell’acqua pubblica che, quindi, lasciamo come prima stella, lasciamo come slogan, ma poi, alla fine, negli atti reali svendiamo. Grazie. |