Interventi |
CURATELLA Cataldo Grazie, Presidente. Diciamo che è un po’ anomala quest’accelerazione che si sta dando, perché, come in molte discussioni che si stanno facendo, non solo nel Consiglio Comunale di Torino, in questa emergenza, post emergenza Covid, c’è quasi una corsa alla svendita del patrimonio pubblico, dei beni pubblici e non solo, di alcune attività private, ma non c’entra. Io mi chiedo, uno, come diceva un Consigliere che mi ha preceduto, come mai manca ogni confronto con chi operava nel settore, che ha anche chiesto di parlare un attimo con l’Amministrazione, ma soprattutto mi chiedo quali garanzie saranno date con questa liberazione dell’intervento pubblico, anche se minoritario delle Farmacie Pubbliche, sia lato utenza, quindi i cittadini, per garantire quello che è previsto dal Contratto di Servizio e quindi, se già oggi con il 20% che sembra esserci una qualche difficoltà, perché qualcuno che mi ha preceduto negli interventi sulla delibera ha detto: “Ah, no, però il Comune anche con il 20%, al momento, deve solo rispondere in solido se no la gestione non va bene”. Quindi, uno: come si garantisce, non avendo più neanche il 20%, che è quello che è previsto dal Contratto di Servizio, che gli emendamenti della Capogruppo Artesio (incomprensibile) molto bene, come si fa a dare questa garanzia, avendo svenduto queste quote, uno; seconda cosa, se si è fatto un minimo di indagine per capire cosa è successo nelle altre amministrazioni che ormai hanno privatizzato questo settore da anni, ben prima che arrivasse il Covid, non solo dal punto di vista, quindi, dei cittadini, ma anche dei lavoratori, dal punto di vista dei contratti aziendali. Perché mi risulta che in altre città in cui è avvenuta la privatizzazione delle Farmacie Comunali, ad esempio Milano, ad esempio Bologna, c’è stato un problema dal punto di vista dei contratti aziendali, nel senso che si è passati da contratto pubblico a contratti precari, assumendo giovani precari per un periodo limitato, a tempo determinato, e quindi con continue modifiche di personale, con chiusure per spostamenti, andando sempre in un’ottica di logica privata, spostarsi da, magari, una periferia che ha pochi clienti e andare verso il centro commerciale, com’è stato già detto prima. Quindi, l’attenzione per le periferie. Come si fa a garantire l’interesse pubblico? Sì, c’è il Contratto di Servizio, ma, a parte le penali, quali altri strumenti abbiamo? Perché magari chi prenderà questo 20%, dice: “Vabbè, ma tanto mi pagheranno le penali, tanto vale, pago la penale, ma decido io, faccio quello che voglio”. Quindi, mi sembra strana questa corsa, all’improvviso in un periodo in cui sarebbe bene aspettare un attimo, perché in questo momento ci sono un po’ le iene sul mercato, che cercano di comprare al meno possibile. Terza cosa: quali garanzie diamo ai cittadini e soprattutto ai lavoratori? Quali garanzie avranno che non si troveranno dall’oggi al domani ad avere dei contratti precari, abbandonati a se stessi e quindi finiranno in quel mondo di cui tutti parlano, ma nessuno parla di lavoratori abbandonati a se stessi che devono, ogni giorno, rincorrere e cercarsi da fare qualcosa, soprattutto in una situazione come questa in cui si parte da un servizio pubblico e si va verso un’ottica completamente privata con la scusa del Contratto di Servizio. Quindi, mi pare un po’ assurdo andare così di corsa, soprattutto in un periodo di questo genere. Sarebbe stato più opportuno avere maggiori riflessioni e un maggior confronto, anche tenendo in conto cosa è successo nelle altre città italiane che hanno svenduto questo patrimonio. Grazie. |