Interventi |
POLLICINO Marina Grazie, Presidente. Mi sentite? POLLICINO Marina Va bene. POLLICINO Marina Bene, finalmente tocca a me. Grazie, Presidente. È quasi divertente ascoltare la Maggioranza che fa la Maggioranza e l’Opposizione allo stesso tempo, comunque vado avanti con il mio intervento. Dopo quattro anni esatti dall’inizio della consiliatura, sentir risuonare in quest’Aula la parola “commissariamento” del Teatro Regio ha il sapore amaro, più che di una sconfitta, di un gettare la spugna rispetto ad una situazione che, come tutti sappiamo, si ripercuoterà in primis sui lavoratori. E il fatto che si getti la spugna si ricava esplicitamente dalle parole della Sindaca in questa stessa Sala, nella Sala Rossa, quando, a proposito del Bilancio del 2019, si chiedeva: “Potremmo coprire il disavanzo sino alla soglia del 29% del patrimonio disponibile?” e poi, disinvoltamente, rispondeva: “La sostanza è che, se anche fossimo riusciti a trovare le risorse - ovviamente i soci -, non avremmo comunque risolto quella che noi riteniamo essere una situazione ormai insostenibile” e aggiungeva - io naturalmente sintetizzo - che il Bilancio di Previsione del 2020, per alcuni fatti eccezionali derivanti dalla chiusura del teatro e dell’attività a causa dell’emergenza pandemica, non presenterebbe un disavanzo così negativo come il Bilancio del 2019. Quindi il commissariamento, a un anno dalla fine della consiliatura, perché? Per una precisa e piratesca decisione politica. E la cosa che colpisce è che questa scelta ci venga proposta come una scelta dolorosa, ma necessaria, laddove è evidente che non si vogliono perseguire altre strade, che, invece, nel corso del 2020 potrebbero essere ancora percorribili, escludendo il commissariamento; quindi, di fatto una “non scelta”, perché l’Amministrazione torinese se ne lava le mani. Appare soprattutto sospesa l’interlocuzione con il Governo e il Ministro Franceschini, poiché, fatta mente locale sulla condizione dell’Ente e del suo Bilancio, anche in prospettiva di ripresa con gli spazi offerti dall’evolversi della pandemia, questo ritirarsi frettolosamente in buon ordine pare preannunciare ben altri scenari. Proprio in questi giorni, visto che a Torino va di moda la salsa francese, appare emblematica la vicenda dell’Opéra di Parigi, che si trova giunta a una svolta con il cambio della guardia tra il Direttore uscente, Stéphane Lissner e il successore Alexander Neef; si tratta di un passaggio da un sistema che finora è stato retto da un forte intervento di sovvenzionamento pubblico a uno in cui la componente privata è prevalente, ovvero del modello nordamericano, che Neef ha largamente sperimentato nella direzione dell’Opera di Toronto e che piace particolarmente al Presidente Macron. Per cui, stando anche agli orientamenti generali del Ministro Franceschini, tutto quanto sta avvenendo a Torino sembra precludere a una cura macroniana di cripto-liberismo, che non può essere esibito pienamente, ma che comunque viene perseguito. Tutto questo si attuerà, purtroppo, sulle spalle dei lavoratori: al di là di tante parole inutili, il catalogo è questo. Concludo dichiarando fin da ora il voto favorevole alle mozioni che chiedono di rinunciare al commissariamento, e contrario all’ordine del giorno che lo accetta come premessa necessaria. Grazie. |