Interventi |
CARRETTA Domenico Certo. CARRETTA Domenico Grazie, Presidente. beh, che dire. Sono arrabbiato, sono amareggiato, sono deluso, è un anno che aspetto di discutere quest’atto in Consiglio, ma soprattutto, al di là poi delle urgenze che ne hanno caratterizzato l’agenda, è un anno che aspetto di ricevere dall’Assessore al Bilancio una nota che, mi è arrivata certo dagli uffici, ma non è arrivata da parte sua, ci doveva essere una presa di posizione politica, circa delle disponibilità economiche da liberare, parliamo di piccole cifre, per quello che è la questione che è sollevata all’interno di questo atto. Vede, questo è per alcuni un piccolo momento di trascurabile vergogna che sta vivendo la Città di Torino in questo momento. Non è un atto che ha le velleità di un decreto che annulla la povertà, non ha nemmeno le pretese di atti più sicuramente fumosi di questo che pongono la Città dalla parte degli ultimi, proponendo tavoli e iniziative. È un atto che ha solo, diciamo, la voglia, la tenacia, di offrire un piccolissimo contributo per risolvere una situazione che io non conoscevo e che sono riuscito a conoscere grazie all’intervento di un mio amico, il Consigliere di Circoscrizione Augusto Montaruli che mi ha presentato una persone, quella sì che lavora tutti i giorni dalla parte degli ultimi e mi ha presentato, mi ha fatto aprire gli occhi sugli irreperibili. Ecco, io gli irreperibili pensavo fossero solo quelli che scappano da responsabilità magari di tipo fiscale, diventando invisibili, quindi, al fisco, per sfuggire da incombenze che pesano su di loro. In realtà ci sono degli irreperibili diversi, sono dei fantasmi. È gente che decide di diventare un fantasma per vergogna, perché sta vivendo un momento difficile ed anche un gesto come quello di avere un luogo diventa un’operazione titanica. E allora si nascondono, scappano, fuggono, diventano degli invisibili, come quegli invisibili che hanno per tanto tempo alloggiato sotto Palazzo di Città. E diventano invisibili e per ritornare ad una situazione di visibilità hanno bisogno di un pass d’accesso, che è dato dalla carta d’identità e la carta d’identità ha un costo minimo, circa 40 euro, adesso non mi ricordo, ma soprattutto nascondi dietro a quel gesto il gesto di presentarsi per fare una situazione di disagio e di fragilità che tante volte impedisce a queste persone di presentarsi e compiere questo semplice gesto per ritornare in un ciclo virtuoso di assistenza. Ecco, noi abbiamo chiesto sostanzialmente all’Assessore di reperire dei fondi, che se non sbaglio erano stati quantificati in una cifra esigua per quello che è un bilancio di Torino, parlo di un anno fa, era stata quantificata intorno ai 50.000 euro. Allora, dal silenzio dell’Assessore siamo passati ad un secondo piccolo momento di trascurabile vergogna, per come la vedo io, che è un atto che è arrivato ed è stato presentato in concomitanza al mio, dove sostanzialmente e non ne capisco veramente la ratio politica, si chiede di spostare quella che è la responsabilità del Comune verso il Governo, verso lo Stato e quindi di rivedere una tassa che è sicuramente una tassa statale e allora mi diranno, c’è un problema di erario, di danno erariale che potrebbe essere evidenziato. Beh, guardate, io lo trovo davvero una foglia di fico, a) perché ancora non so quella che è la posizione dell’Assessore al Bilancio, ma secondo, perché a questo punto ai firmatari, a chi voterà quell’atto, che in un certo senso cerca anche di rendere meno operativo l’atto che io ho presentato e che pazientemente, non io, ma gli invisibili aspettano da un anno, chiederei subito, un attimo dopo la votazione, di fare un esposto per danno erariale a tutti quei Comuni che questo provvedimento l’hanno adottato, hanno messo mano al portafoglio, come si direbbe, ma l’hanno fatto non per un atto di carità, ma per un atto umano, in una situazione in cui la coesione sociale diventa sempre più complicata, in cui l’esplosione di tensioni sociali rischiano davvero di affossare la nostra Città. Allora, ripeto, questo non è un atto che annulla per decreto povertà, non è un atto chissà che atto pomposo che si poteva presentare, è un atto semplice, umano, è un atto di coraggio che il Comune, questa Città deve dimostrare anche nei confronti degli invisibili, di gente che vede una situazione difficile e di gente che ha bisogno di un aiuto anche per venirne fuori, per inserirsi di nuovo in un circuito che riesca a restituire, almeno in parte, quella dignità che disavventure della vita hanno privato queste persone. Grazie. CARRETTA Domenico Grazie, Presidente. Certo che il tempo è passato. È passato un anno e forse quello che non ha sottolineato bene la Consigliera Imbesi è il fatto che in questo anno l’Assessore non abbia dato risposte o comunque non abbia dato indicazioni politiche. Poi a me dispiace che la Consigliera abbia colto nel mio tono di voce un senso di fastidio, no, non è fastidio, è rabbia. Avessi saputo anche dei termini dell’intervento successivo forse sarebbe stato un tono ancora peggiore, sgradevole. Mi dispiace, mi dispiace, Consigliera, che sia sgradevole per lei. A me dispiace soprattutto, e comunque per il verbale dico è vero, la Consigliera ha cercato di sottoporre quell’atto alla mia attenzione, e non essere riuscita a trovare una quadra con me, è chiaro, una quadra non la deve trovare con me, la quadra la deve trovare con quelli che aspettano questo piccolo atto e che per un’operazione come quella che lei giustamente sta portando avanti, dovranno rimandare ogni velleità di ricevere un piccolo contributo. Poi le posso dire, lo dico in chiusura, dopodiché ognuno si assume la responsabilità di quello che fa, è anche ingeneroso dire, intanto io non ho le conoscenze di altri e quindi me ne sono occupato per un brevissimo periodo, un anno, ho detto a verbale che io non conoscevo nemmeno questa situazione, però chi se ne occupa dal 2016, senza trovare una soluzione, forse dovrebbe anche farsi un esame di coscienza. E poi le chiedo davvero una cortesia, non dica che si fa di tutta l’erba un fascio, perché io la inviterei a venire con me da quelle suore che mi hanno sottoposto il problema, stare lì tutta la giornata e vedere se lì passano evasori fiscali, se passa gente che vuole fuggire da incombenze. Venga lì, davvero. Io ci sono stato, è stato davvero difficile immergersi in una realtà che non si conosce ed è stato anche complicato portare avanti un’argomentazione per cercare di dare un piccolo sollievo a quest’aspetto, a questa particolare faccia dell’umanità che comunque c’è, c’è a Torino. Ecco, io preferirei non voltarmi dall’altra parte, io preferirei evitare di parlare di tutta l’erba un fascio, io eviterei di parlare di abolire la povertà per decreto, salvo poi tirarsi indietro davanti ad interventi così piccoli che avrebbero lanciato un sassolino nello stagno in una città che sta soffrendo e che continuerà a soffrire. Grazie. |