Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Se ritiene e i colleghi resistono, illustrerei l’ordine del giorno per il voto. Posso procedere? ARTESIO Eleonora Si tratta di un ordine del giorno depositato a fine 2019 nel pieno dell’avvio della ristorazione scolastica nella scuola dell’obbligo a tempo pieno. Si tratta dell’introduzione di un principio, che però nella vita quotidiana di famiglie e di insegnanti è anche articolazione concreta del diritto allo studio e del modo di vivere l’esperienza scolastica. Si tratta di una contraddizione in termini tra il fatto che la ristorazione della scuola sia un momento essenziale ed integrato dell’offerta formativa, in quanto non coincide esclusivamente con il consumo degli alimenti, ma come un’esperienza di socializzazione e di educazione e quindi non debba essere considerata un servizio a domanda, rispetto al quale le persone possono decidere di aderire o non aderire e rispetto al quale l’ente committente, nel caso dei grandi Comuni, le Amministrazioni Comunali, possono decidere i livelli di compartecipazione ed i costi da parte degli utilizzatori. Vale a dire, se come le sentenze delle Sezioni Unite hanno segnalato trattarsi di parte integrante dell’offerta formative e, in quanto tale, non fruibile secondo i desiderata dei volta in volta, ma in quanto tale da vivere secondo l’adesione al progetto formativo, la contraddizione con il fatto che trattasi di servizi pubblici a domanda individuale diventa evidente, perché questi ultimi si collocano nell’elenco delle possibilità/preferenze dei singoli ed in quanto tali inducono ed obbligano i singoli ad essere sottoposti a tariffe determinate, territorialmente diverse e temporalmente differenziate. L’idea, quindi, è quella di andare a sciogliere definitivamente, anche sul piano formale, questa contraddizione, che al momento è stata risolta a favore del fatto che trattasi di parte integrante del servizio formativo, ma per concludere questo indirizzo, che era nell’animo dei Legislatori che hanno istituito il tempo pieno, occorre estrapolare la refezione scolastica dai servizi pubblici a domanda individuale. E quindi si chiede che un atto normativo nazionale definisca questa nuova considerazione di questo servizio, liberando anche gli Enti Locali dall’obbligo di prevedere le compartecipazioni degli utenti, o almeno, in fasi intermedie da concordarsi con il Governo, da definirle con delle modalità che non siano, purtroppo, quelle che si stanno perseguendo anche in ragione della crisi della finanza locale, ovvero costi a carico degli utenti, quasi equivalenti al costo dei servizi. Si tratta, ovviamente, di un atto di indirizzo che, in quanto tale, non può che essere veicolato alle competenti Commissioni Parlamentari ed al Governo Nazionale, mediato nella relazione con l’Associazione Nazionale dei Comuni, anche per capire eventuali tempi intermedi, che non arrivino a gravare ulteriormente sugli oneri degli Enti Locali e sulle loro puntuali responsabilità nel rapporto con la cittadinanza, ma costruiscano un percorso entro il quale si comprenda chiaramente che la scuola a tempo pieno è una scuola in cui l’orario è formativo tutto: quello delle lezioni frontali, quello delle lezioni a piccolo gruppo, quello delle attività di laboratorio, quello delle attività del consumo insieme del momento della refezione. Grazie. |