Interventi |
TRESSO Francesco Sì, grazie, Presidente. Ma, allora, su quello che è la vicenda specifica del Carlo Alberto ha già ben relazionato nell’intervento precedente la Capogruppo Artesio. Io volevo però ancora sottolineare l’attenzione sull’aspetto che in parte alcuni colleghi hanno già evidenziato in precedenza, cioè quella della RSA è una situazione di assoluta gravità che però è complementare ad altre realtà, che in questa fase di emergenza la Città deve preoccuparsi di attenzionare. In questo voglio dire tutti i luoghi dove ci sono le situazioni in cui la convivenza di persone può portare ad aumento del rischio, è ovvio che sono luoghi in cui, soprattutto se poi sono persone che sono più vulnerabili sotto il profilo anche anagrafico, perché sono di maggiore età, sono situazioni che vanno tenute in conto. Allora, è ovvio che non stiamo parlando solo delle RSA, si è già fatto riferimento ai dormitori, a situazioni di accoglienza, pensiamo agli istituti religiosi, pensiamo al carcere, che ad oggi, ed è giusto che lo si dica, il carcere Torino è quello che ha il maggior numero di contagi a livello nazionale, sono quasi 60 i casi accertati. Allora questo ci fa anche capire come ci sia una responsabilità enorme in capo a chi gestisce l’emergenza e ovviamente è in capo all’Unità di Crisi Regionale, però la Città deve riuscire a esprimere con maggiore vigore e maggiore contezza anche della conoscenza di queste situazioni, la necessità di definire dei protocolli che siano adeguati. Mi spiego, proprio prendendo ad esempio l’ultimo caso che citavo, quello del carcere, è evidente agli occhi di tutti che le procedure e i protocolli che vanno applicati in quella realtà sono assolutamente diversi da altri, proprio perché bisogna pensare che non è facile far convivere all’interno di una struttura Covid di quelle mura detenuti che sono in regimi differenti, ci sono regimi in alta sicurezza, ci sono altri detenuti che sono in semilibertà grazie all’articolo 21, allora è ovvio che richiede un’attenzione tutta particolare. Io qui mi riaggancio a un fatto che ho più volte sottolineato, che, ahimè, questo significa avere un piano d’emergenza, avere una mappatura della realtà delle città, della propria città che dà luogo a una buona conoscenza di tutta una serie di situazioni maggiormente vulnerabili e laddove si concentrano persone c’è sempre una maggiore vulnerabilità, questo sia per una epidemia, o per un altro evento che può accadere, ma soprattutto per far fronte a questi eventi epidemici bisogna riuscire anche a caratterizzarli caso per caso per capire quali sono le misure da mettere in essere. Allora, è ovvio che ci vuole una presa di posizione da parte di chi sta gestendo una situazione a livello regionale e sicuramente ci sono state delle carenze enormi, più tardi ci troveremo a discutere un ordine del giorno che io ho presentato proprio perché a fronte di queste carenze si chieda con vigore che la Città possa salvaguardare la salute dei propri abitanti, dei propri cittadini e in questo anche si è fatto più volte riferimento nelle discussioni che ci hanno preceduto, nelle Commissioni Consiliari, alla necessità di trovare delle situazioni di strutture alternative idonee. Però anche su quello mi risulta che gli incontri messi in essere non più tardi di 10 giorni fa tra le Federazioni che consorziano le strutture ricettive, Federalberghi, anziché GTA, non abbiano poi sortito la definizione di protocolli che fossero, diciamo così, funzionali a definire anche da parte dei gestori di strutture alberghiere..., ricordo che i decreti ministeriali non prevedono la chiusura degli alberghi, poi un decreto regionale l’ha previsto, in altre parti d’Italia gli alberghi sono non funzionanti perché poi la gente non si muove in questo periodo, però strutturalmente non sono strutture chiuse. Se ci pensiamo è molto più difficile gestire, secondo criteri di emergenza, un ristorante, che non un albergo, che invece può essere..., anzi, può essere una risorsa in questi casi. È chiaro che però poi tu devi mettere a un tavolo i gestori stessi di quelle strutture per definire dei protocolli che innanzitutto... (audio mancante) ...economica di chiedere quindi a quei gestori di poter mettere a disposizione le loro strutture, ma è anche una questione di definire regole e responsabilità, perché se tu devi far lavorare una struttura devi anche sapere in che perimetro ti muovi. Questo non è stato voluto proprio a quei tavoli dell’Unità di Crisi Regionale e in questo solleciterei che il Comune invece con maggiore forza lo debba proporre, perché quella è una delle soluzioni che proprio vanno ad alleggerire quelle situazioni di concentramento e laddove sia il personale operativo, quindi gli operatori delle RSA, per esempio, ma anche il personale contagiato che ha bisogno di avere delle situazioni di maggiore confinamento, possono essere, come dicevo, queste delle risorse importanti. Certo che tutto va definito con estrema snellezza e velocità all’interno di un protocollo che deve vedere la partecipazione di tutti gli attori. Mi sembra che questo sia assolutamente mancato. Sì, la ringrazio e vado a chiudere. Quindi anch’io mi aspettavo da parte della Sindaca, al di là di una esaustiva valutazione di quella che è la situazione attuale, dire che cosa si sta e cosa si può ancora fare con la struttura regionale per cercare di addivenire a delle soluzioni che concretamente ci diano la possibilità di guardare come andare avanti adesso, insomma. |