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SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Buongiorno, mi sentite, sì? La Polizia Municipale, nelle sue articolazioni di reparto di Minoranze Etniche e (incomprensibile) è a conoscenza e monitora sia gli insediamenti informali, sia le occupazioni abusive in case ATC; in ogni caso, nessuno degli abitanti bosniaci autorizzati e dimoranti effettivi in Germagnano 10 al momento della chiusura ha occupato alloggi abusivamente; le 72 persone ivi dimoranti sono tutte allocate temporaneamente in idonee abitazioni civili e stanno procedendo nel percorso di inclusione previsto, compatibilmente ovviamente con la situazione che stiamo vivendo. Nell’ultimo mese, quindi nel mese successivo alla chiusura dello spazio di Germagnano, altre due famiglie non più presenti nel mese di dicembre nel campo di via Germagnano, per altre complessive di 15 persone, hanno trovato accoglienza in risorse messe a disposizione della Diocesi nell’ambito dell’accordo interistituzionale. Il tema delle occupazioni è stato portato all’attenzione del Comitato Ordine e Sicurezza Pubblica; le azioni da porre in essere devono essere diversificate, a seconda delle varie casistiche dei nuclei occupanti, molti dei quali fanno parte di nuclei regolari, già assegnatari di alloggi ATC, mentre altri provengono da altre città e non sono conosciuti e solo alcune unità provengono da Germagnano spontaneo e dal campo autorizzato strada Aeroporto. La maggioranza dei capifamiglia non risulta avere domande per abitazioni ATC. L’accordo interistituzionale siglato con Prefettura, Regione e Diocesi riguarda il superamento di tutti gli insediamenti, anche quelli spontanei. Il Comitato si è riunito in data 10 febbraio e al momento si stanno reperendo le risorse necessarie per dare corso all’ambizioso obiettivo, che inizialmente riguarderà il campo di strada Aeroporto e quello abusivo di Germagnano, che hanno però caratteristiche molto diverse tra loro: al campo di strada Aeroporto al momento risiedono circa 190 persone con cittadinanza serba, croata, bosniaca e italiana; questo campo esiste dall’anno 1988. In questo caso la conoscenza anche approfondita della storia dei nuclei - siamo alla terza/quarta generazione infatti -, questa storia va integrata nel presente con una interlocuzione mirata, famiglia per famiglia, a partire dagli esiti della disamina delle istanze di autorizzazione alla sosta presentate, che nella quasi totalità non possono sortire nel rilascio di nullaosta alla sosta, se non attraverso percorsi di sanatoria, ad esempio un piano di restituzione dei debiti contratti nei confronti dell’Amministrazione o l’abbattimento di abusi edilizi o cose..., quindi un percorso fattibile, ma non semplicissimo, sempre che la nuova Legge Regionale in corso di approvazione consenta un periodo transitorio, con la possibilità di rimanere nei campi autorizzati. Il capo abusivo di Germagnano, invece, è il principale insediamento informale e occupa tre sottozone nell’area compresa tra ex Germagnano 10 e la sede dell’AMIAT; è un insediamento abusivo di baracche strutturate, abitato in larga misura da cittadini appartenenti alla comunità rom rumena, con regolari documenti rumeni, si tratta di circa 300-350 persone. Tale premessa è necessaria, in quanto gli esiti dell’analisi prevista nella seconda macrofase del progetto speciale, dedicata all’inclusione sociale, sottolineano, come già ampiamente confermato da Città Possibile, caratteristiche peculiari della comunità rom rumena rispetto alle altre due presenti a Torino, la sinti e la balcanica. In particolare, le caratteristiche migratorie, l’alta mobilità con il Paese d’origine, la presenza di abitazione e familiari nel Paese d’origine, le rimesse mensili, la tipologia di economia formale, informale, legale e illegale praticata, il tipo di leadership della comunità, l’appartenenza religiosa, la mancanza di requisiti per la residenza, ma costante reticenza a produrre documentazione prevista per tutti i cittadini dell’Unione Europea. A questi imprescindibili dati, che impattano con qualsiasi progettualità inclusiva, si aggiunge nell’ultimo biennio la rilevazione di una diminuzione di popolazione, dovuta a vicende penali di singoli, interventi di rimozione rifiuti nel campo, diffusione della raccolta porta a porta nei quartieri della città, ritorni in Romania, soprattutto dei minori, e trasferimenti verso località europee più remunerative per gli adulti. Dunque, per garantire l’efficacia sul lungo periodo dell’azione inclusiva, prevista e normata dal Regolamento 379 del 2018, si procederà ad un’approfondita valutazione della solidità e sostenibilità del progetto migratorio, espresso dai nuclei familiari, ma con particolare attenzione allo spazio dato alle rimesse, all’investimento abitativo e linguistico nella città d’arrivo e ai percorsi che aumentano la qualità di vita e l’autonomia delle donne, oltre alla verifica dei requisiti per il nullaosta alla sosta, come previsto dall’articolo11 del Regolamento stesso, quindi di fatto un tentativo di capire l’interesse di queste persone reale ad una stabilizzazione e regolarizzazione sul nostro territorio. Anche sui microinsediamenti vanno fatti dei distinguo: situazioni contingenti che si ripetono nel tempo, conflitti, divieti giudiziari di dimora nei campi autorizzati, o stabili, nuclei che da decenni non aderiscono a nessun percorso di regolarizzazione e di inclusione, riguardano pochi nuclei conosciuti con cui il Servizio Minoranze Etniche ha un rapporto consolidato, che consente il monitoraggio e interventi di contenimento. Ci sono poi dei micro insediamenti riconoscibili, non governabili dalla mediazione del suddetto Servizio, se non con l’identificazione e l’intervento prioritario della forza pubblica; si tratta nella maggiore parte dei casi di persone provenienti o residenti in altre località d’Italia, in particolare sul territorio torinese si rilevano attualmente camminanti siciliani residenti e provenienti dalle province di Ragusa e Siracusa, che ciclicamente sostano nella nostra città, movimentando e parcheggiando da 10 a 30 camper per volta, ma non sono collocazioni stabili, sono persone, diciamo, di passaggio; clan bosniaci provenienti e/o residenti dai campi di Roma o di altre località, che si trasferiscono con camper e roulotte per conflitti interni alla comunità o eventi giudiziari dei loro membri; rom rumeni insediati in baracche o fabbricati dismessi, sparsi in un paio di zone adiacenti la Stura, con frequente turnover di persone da e verso il Paese d’origine, non reperibili nelle ore diurne nei siti, perché utilizzati solo nelle ore serali e notturne, anche quest’ultimo gruppo è una popolazione in transito, diciamo, non stabile. In conclusione, si fa notare che la soluzione dei microinsediamenti, naturalmente regolamentati e non spontanei, non è da escludersi tra le modalità che potrebbero essere individuate per il superamento dei campi, e anzi è stata prevista dalla deliberazione di iniziativa popolare approvata dal Consiglio Comunale nel luglio scorso, e da ultimo è stata suggerita anche da un ordine del giorno approvato dal Consiglio della Circoscrizione 8. Grazie. SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Sì, sì. |