Interventi |
TISI Elide Allora, io mi associo ad alcune considerazioni che sono già state fatte dai colleghi, che non starò a ripetere. Certamente il livello di preoccupazione rispetto alle persone senza dimora e a questi servizi è molto alto e non nasce oggi: come è stato già ricordato, era stato più volte segnalato fin dalla prima metà del mese di marzo da delle organizzazioni, da diverse organizzazioni Fio.PSD, ma anche delle nostre realtà a livello locale e più volte questo tema è ritornato anche nelle discussioni nell’ambito di Commissioni Consiliari, non ultimo ricordo proprio quella di venerdì pomeriggio in cui è stato nuovamente sollevato il problema e al quale è stata data una risposta in modo estremamente interlocutorio dall’Assessore Unia. Allora, era evidente ed è evidente come queste strutture possano essere un punto di criticità, al di là delle disposizioni nazionali e regionali, e i motivi sono, credo, sotto gli occhi di tutti: il primo è che trattasi di popolazione estremamente fragile, molte volte anche dal punto di vista sanitario e quindi con delle patologie, dall’altro perché se tutte le strutture comunitarie - e credo che ben ce lo rappresenti il dramma che si sta vivendo nelle RSA - costituiscono un potenziale elemento di rischio, a maggior ragione i dormitori, dove l’allontanamento tra le persone è estremamente difficile, non solo per i motivi di spazio, perché è difficile il distanziamento del metro e forse anche un po’ di più, ma è molto difficile anche separare i luoghi di vita, i bagni ad esempio, che molto spesso in molti dormitori sono in comune, i refettori e così via. Quindi era evidente ed è evidente come su questi tipi di servizi, che pure sono dei servizi pubblici essenziali, andava posta una particolare attenzione, perché le difficoltà dello stare a casa in questo caso era evidente a tutti. Io vorrei ricordare che ci sono Città in Italia che hanno fin da subito previsto una continuità nelle 24 ore di apertura dei dormitori, ma soprattutto hanno individuato anche dei luoghi dove poter fare l’isolamento fiduciario o la quarantena; ecco, io credo che di questo abbiamo bisogno e ne abbiamo bisogno subito. Poi è stato approfondito, perché oggi rappresenta la punta dell’emergenza, la situazione di Reiss Romoli: ecco, qui sicuramente anch’io riporto dei dati che vengono dagli organi di stampa, i sette positivi già riscontrati, gli ulteriori cinque stamattina portati al Pronto Soccorso, ma anche, direi, di fatto, una decimazione degli operatori, a me risulta che gli operatori che lì lavoravano siano quasi tutti in quarantena, quindi è evidente che questo rappresenta l’elemento di maggiore criticità, ma non credo che per questo gli altri dormitori siano esenti o rischino meno. Quindi, al di là di Reiss Romoli, io credo che occorra intervenire immediatamente anche sugli altri luoghi dove le persone senza dimora si incontrano, in modo da intervenire tempestivamente con i tamponi. La collega prima di me chiedeva anche dei dati da questo punto di vista. Io so che non è semplice ottenere, ancora in questa fase, nonostante tutto, i tamponi, ma mi risulta anche che il protocollo che è stato sottoscritto anche da Città Metropolitana con la Regione Piemonte abbia esteso la possibilità di fare un monitoraggio non soltanto alle RSA, ma anche alle strutture socioassistenziali, tra le quali rientrano a pieno titolo anche i dormitori. Allora io chiedo che davvero ci sia un’attenzione, ma soprattutto che le decisioni vengano prese con tempestività, perché qualunque giorno, qualunque ora che passa in questa direzione possono davvero creare un problema non solo per queste persone così fragili, non solo per gli operatori che si occupano di loro, che, vorrei ricordare, non sono operatori sanitari, ma sono degli educatori che li accompagnano nel loro percorso, molto spesso anche di vita, ma direi anche con un’attenzione per quella che è la salute pubblica di tutti i cittadini torinesi. Grazie. |