Interventi |
TRESSO Francesco Sì, approfitto della mia dichiarazione di voto, di non voto, nel senso che non parteciperò a questa votazione, per i motivi che sono stati espressi, ma aggiungo una considerazione. Questo tema, dell’aggirare le procedure di VAS per un intervento di questa portata, è stato, poi, giustificato, nell’ambito della Commissione, da un’affermazione data dal Vice Sindaco Montanari, che io ho trovato piuttosto grave, che fu, detto in soldoni, questa “Tanto la VAS non serve a nulla, ne abbiamo l’esempio dato dall’autorizzazione del Grattacielo San Paolo, che fu soggetto a VAS” e quindi l’assioma è proprio, il postulato è quello, la conseguenza è dire che non serve. A me, francamente, un po’ ha sconcertato questo tipo di affermazione, data anche con un certo livello di arroganza, direi quasi un po’ accademica, ma di quell’accademica che non è proprio sana, perché, da un lato si mette in discussione un processo di approfondimento di tipo ambientale che risponde a una normativa di tipo europeo, peraltro, quindi non è che qui sia il Professor Montanari che dice “tanto faccio il tetto verde e quindi dò io la garanzia che siamo ambientalmente sostenibili”. C’è un processo un pochino più articolato, che coinvolge anche tutte quelle che sono le istituzioni e gli organi, gli uffici tecnici competenti, che devono farsi carico di una valutazione da cui emergono, in molte fasi, io non so se lei ha mai redatto uno studio di VAS, ma emergono, poi, nel contraddittorio, tutta una serie di limitazioni, di indicazioni e quant’altro. Allora, io ho trovato molto grave, detto proprio dal massimo esponente istituzionale dell’urbanistica torinese, questa frase e, ribadisco che, questo procedimento, per questo tipo di interventi, andrebbe proprio seguito, invece, a mio modo di vedere. Poi, che lei non gradisca alcune realizzazioni che in passato hanno caratterizzato la trasformazione urbana di questa Città, peraltro, mi spieghi poi, sotto il profilo ambientale, quel tipo di realizzazione, cioè, la Torre San Paolo, che cosa, se non quella paesaggistica, forse, secondo il suo modo di vedere, ma quella ambientale, credo che, raramente, si trova un edificio che, addirittura, sotto la certificazione LEED, ha raggiunto il top del ranking che è possibile assegnare, quindi, però, ecco, è proprio questo l’approccio che io ho visto, che è proprio un approccio culturale, secondo me, anche, diverso, cioè, qui stiamo cercando di aggirare quello che è un processo che l’Europa ci chiede di applicare per questo tipo di interventi. Poi, certo, loro si faranno tutte le autocertificazioni per dimostrare che ci sono le condizioni per poter fare quel tipo di operazione sotto il profilo commerciale, però non siamo noi a dire “Mah, mi fai un po’ più di tetti verdi, mi fai l’efficientamento energetico”. C’è un processo un po’ diverso e qui, invece, ancora una volta, noi abbiamo dimostrazione che tentiamo ad aggirare quello che, invece, è un elemento di cautela che, giustamente, viene messo se si opera nell’ambito di quelle che sono le procedure ordinarie del Piano Regolatore. |