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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 27 Novembre 2017 ore 14,00
Paragrafo n. 23
ORDINE DEL GIORNO 2017-02158
(ODG N. 19/2017) "RICONOSCIMENTO DELLA LINGUA ITALIANA DEI SEGNI LIS" PRESENTATA IN DATA 6 GIUGNO 2017 - PRIMA FIRMATARIA CANALIS.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie Presidente. Come in Consiglio Regionale, credo sarò l'unica a votare contro
questo documento e, come ho fatto in Consiglio Regionale, dove, però, avevo condotto
un ostruzionismo durato settimane, cercherò in 5 minuti di spiegare ai colleghi e alle
colleghe per quale ragione io sono contraria a questo testo. Intanto, noi stiamo parlando
del riconoscimento di una lingua, la lingua è un segno identitario e di appartenenza, la si
può girare come si vuole, ma la lingua definisce un'appartenenza e io non conosco una
comunità di sorde e di sordi, conosco le comunità delle donne e degli uomini, donne e
uomini che sentono, donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso i segni,
donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso i segni e attraverso il
linguaggio, attraverso un processo di riabilitazione e rieducazione, donne e uomini che
non sentono e comunicano attraverso gli impianti, che hanno reso la loro capacità di
sentire ed intervenire autonoma. Tutti si sono preoccupati di dire "Certo, la lingua dei
segni e il riconoscimento della LIS non esaurisce la gamma delle politiche che
dovremmo attivare per una piena inclusione delle persone che hanno una totale o
parziale disabilità auditiva" e allora perché cominciamo dalla lingua? Se tutti gli
interventi altri, che sono necessari per l'inserimento scolastico, per la riabilitazione alla
comunicazione, per l'inserimento lavorativo, per la partecipazione alla vita pubblica
stanno da un'altra parte? Perché cominciamo dal riconoscimento della lingua dei segni?
Per una ragione che non detta, non so quanto sia consapevole a coloro che portano
avanti questo tipo di impegno per il riconoscimento nazionale e per gli auspici locali,
quale quello di oggi che non abbiamo facoltà di istituire lingue, perché con il
riconoscimento della lingua dei segni, si perpetra la conservazione di un sistema che è
stato necessario nel momento in cui la gestualità era l'unico strumento di
comunicazione possibile, sul cui sistema si sono costruite nel tempo attività scolastiche
educative, nel tempo professionalità specifiche, tutto quello degli interpreti, ad esempio,
nel tempo enti dedicati alla tutela delle persone sorde e al loro inserimento sociale, così
come a preservare il patrimonio storico, nel tempo, nel tempo. Non è un caso che il
nostro Stato abbia, attraverso le leggi di integrazione e di inclusione, superato tutte le
strutture speciali che nel tempo avevano avuto il merito storico di occuparsi di queste
persone, di tutelarle, di dare loro strumenti di autonomia. Ma come tutti quei sistemi
producono delle condizioni che continuano a mantenersi, è evidente che oggi il
riconoscimento della lingua dei segni è un riconoscimento al mantenimento e non è un
aiuto che si fa alle persone sorde nella loro diversità, è una conservazione di sistema,
perché se noi volessimo aiutare le persone con difficoltà auditive, faremmo delle cose
meno retoriche, quali quelle di avere convention anche delle formazioni politiche con
l'interprete dei segni senza una persona sorda in platea e magari ci preoccuperemmo di
avere gli interpreti con la lingua dei segni negli uffici pubblici e non chiedere a loro di
portarli appresso quando devono risolvere una pratica presso un ufficio pubblico. Se ci
preoccupassimo della comunicazione delle persone sorde, invece ci preoccupiamo del
riconoscimento di un sistema, è vero, la Commissione consiliare non ha potuto
approfondire il tema con la presenza delle associazioni, perché forse ci si sarebbe resi
conto di tutte quelle comunità nel senso di persone che condividono una questione e
cercano di rappresentarla pubblicamente, non nel senso di persone che si sentono
portatrici di una lingua minoritaria nel Paese Italia, tutte quelle comunità di genitori, i
cui bambini o sono riabilitati attraverso l'impianto cocleare, oppure non sono in grado
di usare l'impianto cocleare ma vengono orientati verso l'uso del linguaggio, che vi
chiedono di riconoscere i loro bambini, le loro bambine come bambine e bambini che
posso avere bisogno di qualche supporto maggiore nell'inserimento scolastico, ma non
appartengono alla comunità dei sordi, appartengono alla comunità delle cittadine e dei
cittadini italiani. Quindi, io credo che questo strumento che viene ripetutamente adottato
in tutte le assemblee elettive con la buona coscienza di coloro che li propongono, perché
poi sentirsi buoni gratifica sempre, sia uno strumento che non ci porta avanti, ma ci fa
arretrare, infatti, tutti a dire "non è questo lo strumento che risolve", ma tutti a votarlo,
io no.

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