Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie Presidente. Come in Consiglio Regionale, credo sarò l'unica a votare contro questo documento e, come ho fatto in Consiglio Regionale, dove, però, avevo condotto un ostruzionismo durato settimane, cercherò in 5 minuti di spiegare ai colleghi e alle colleghe per quale ragione io sono contraria a questo testo. Intanto, noi stiamo parlando del riconoscimento di una lingua, la lingua è un segno identitario e di appartenenza, la si può girare come si vuole, ma la lingua definisce un'appartenenza e io non conosco una comunità di sorde e di sordi, conosco le comunità delle donne e degli uomini, donne e uomini che sentono, donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso i segni, donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso i segni e attraverso il linguaggio, attraverso un processo di riabilitazione e rieducazione, donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso gli impianti, che hanno reso la loro capacità di sentire ed intervenire autonoma. Tutti si sono preoccupati di dire "Certo, la lingua dei segni e il riconoscimento della LIS non esaurisce la gamma delle politiche che dovremmo attivare per una piena inclusione delle persone che hanno una totale o parziale disabilità auditiva" e allora perché cominciamo dalla lingua? Se tutti gli interventi altri, che sono necessari per l'inserimento scolastico, per la riabilitazione alla comunicazione, per l'inserimento lavorativo, per la partecipazione alla vita pubblica stanno da un'altra parte? Perché cominciamo dal riconoscimento della lingua dei segni? Per una ragione che non detta, non so quanto sia consapevole a coloro che portano avanti questo tipo di impegno per il riconoscimento nazionale e per gli auspici locali, quale quello di oggi che non abbiamo facoltà di istituire lingue, perché con il riconoscimento della lingua dei segni, si perpetra la conservazione di un sistema che è stato necessario nel momento in cui la gestualità era l'unico strumento di comunicazione possibile, sul cui sistema si sono costruite nel tempo attività scolastiche educative, nel tempo professionalità specifiche, tutto quello degli interpreti, ad esempio, nel tempo enti dedicati alla tutela delle persone sorde e al loro inserimento sociale, così come a preservare il patrimonio storico, nel tempo, nel tempo. Non è un caso che il nostro Stato abbia, attraverso le leggi di integrazione e di inclusione, superato tutte le strutture speciali che nel tempo avevano avuto il merito storico di occuparsi di queste persone, di tutelarle, di dare loro strumenti di autonomia. Ma come tutti quei sistemi producono delle condizioni che continuano a mantenersi, è evidente che oggi il riconoscimento della lingua dei segni è un riconoscimento al mantenimento e non è un aiuto che si fa alle persone sorde nella loro diversità, è una conservazione di sistema, perché se noi volessimo aiutare le persone con difficoltà auditive, faremmo delle cose meno retoriche, quali quelle di avere convention anche delle formazioni politiche con l'interprete dei segni senza una persona sorda in platea e magari ci preoccuperemmo di avere gli interpreti con la lingua dei segni negli uffici pubblici e non chiedere a loro di portarli appresso quando devono risolvere una pratica presso un ufficio pubblico. Se ci preoccupassimo della comunicazione delle persone sorde, invece ci preoccupiamo del riconoscimento di un sistema, è vero, la Commissione consiliare non ha potuto approfondire il tema con la presenza delle associazioni, perché forse ci si sarebbe resi conto di tutte quelle comunità nel senso di persone che condividono una questione e cercano di rappresentarla pubblicamente, non nel senso di persone che si sentono portatrici di una lingua minoritaria nel Paese Italia, tutte quelle comunità di genitori, i cui bambini o sono riabilitati attraverso l'impianto cocleare, oppure non sono in grado di usare l'impianto cocleare ma vengono orientati verso l'uso del linguaggio, che vi chiedono di riconoscere i loro bambini, le loro bambine come bambine e bambini che posso avere bisogno di qualche supporto maggiore nell'inserimento scolastico, ma non appartengono alla comunità dei sordi, appartengono alla comunità delle cittadine e dei cittadini italiani. Quindi, io credo che questo strumento che viene ripetutamente adottato in tutte le assemblee elettive con la buona coscienza di coloro che li propongono, perché poi sentirsi buoni gratifica sempre, sia uno strumento che non ci porta avanti, ma ci fa arretrare, infatti, tutti a dire "non è questo lo strumento che risolve", ma tutti a votarlo, io no. |