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CANALIS Monica Grazie Presidente. quest'oggi votiamo, qui al Consiglio Comunale di Torino, un atto che propone il riconoscimento della lingua italiana dei segni LIS. Un atto che riconosce, innanzitutto, l'esistenza di una comunità, quella dei sordi, che è presente anche nella nostra Città, che è una minoranza, una minoranza che ha una storia, che una cultura molto particolare. Purtroppo è anche una comunità che nel suo passato ha vissuto anche forme di violenza, forme di emarginazione e anche di sopruso. Oggi questa comunità ha un'identità che si esprime anche attraverso la sua lingua. Esistono al mondo molte tipologie di lingue dei segni, ognuna collegata ad una diversa nazionalità, la lingua dei segni legata al nostro Paese è, appunto, la Lingua Italiana dei Segni, è una vera e propria lingua, che non è fatta solo di gesti, ma è fatta di una grammatica, di una sintassi, di una morfologia sua, ed è una lingua che rappresenta un patrimonio culturale, oltre che linguistico, che arricchisce non soltanto la comunità dei sordi, ma tutta la comunità, tutta la comunità italiana, una lingua, quindi, come le altre, in cui la grammatica è espressa attraverso i segni e non attraverso le parole. Ci sono tutta una serie di norme, che negli anni hanno riconosciuto l'importanza della lingua dei segni, partendo da norme più lontane, norme più ampie, globali, come la convenzione delle Nazioni Unite del 2006 per i diritti della persona con disabilità, che esorta gli Stati, che adottino la convenzione, ad adottare misure adeguate per garantire alle persone con disabilità la libertà di espressione e di opinione, ricorrendo ad ogni mezzo di comunicazione che loro vadano a scegliere. Ricordiamo, per brevità, soltanto ancora la Legge della Regione Piemonte del 30 luglio 2012, la Legge 9, che dispone proprio il riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni, e ricordiamo il Disegno di Legge De Poli, che è stato recentemente approvato al Senato, e che è attualmente in esame alla Camera. Quindi, ci sono tutta una serie di passaggi giuridici che portano e che supportano l'atto che vi propongo quest'oggi, un atto che non intende, in alcun modo, contrapporre o creare un'antinomia tra l'apprendimento della parola e il ricorso ai segni. Innanzitutto perché la lingua dei segni non è utilizzata soltanto dai sordo-insegnanti, ma è utilizzata anche dagli altri sordi, cioè, dai sordi oralisti e dai sordi impiantati. Inoltre è importante, anche, ricordare che, sebbene oggi la medicina abbia fatto dei passi avanti straordinari, e ci sia un grandissimo progresso negli impianti e nelle protesi che danno la possibilità ai sordi di sentire, non tutti i sordi sono impiantabili, e non tutti i sordi vogliono, desiderano l'impianto o la protesi. In ogni caso, la lingua dei segni non è comunque soltanto uno strumento di comunicazione e di espressione residuale per questi sordi che non possono essere impiantati o che non vogliono esserlo, ma è uno strumento che ha comunque un'utilità pratica, come ho detto, per quei sordi che non possono avere questo intervento medico, o in alcune situazioni in cui il dialogo attraverso la parola o la lettura della bocca, data la distanza, date alcune situazioni logistiche, non potrebbero avere una realizzazione concreta. La lingua dei segni non è uno strumento riabilitativo, assolutamente no, lo strumento riabilitativo, lo strumento medico è un altro, la lingua dei segni è uno strumento di espressione, è uno strumento di comunicazione che va...è un di più, è un di più rispetto agli strumenti medici che sono offerti, che sono lasciati alla libera scelta di ciascuna persona sorda. Quindi, non c'è alternativa tra le due forme di intervento e l'una non pregiudica l'altra, è chiaro che, per l'inserimento nel mondo del lavoro, l'apprendimento della parola da parte delle persone sorde è fondamentale, va incoraggiato e va promosso da parte di un'Amministrazione pubblica come la nostra, è anche chiaro che non possiamo negare che molte persone sorde prediligano ancora la lingua dei segni, e allora chi siamo noi per non riconoscerla? Chi siamo noi per non fotografare una realtà? Chi siamo noi per imporre a delle persone, che hanno una forma di disabilità, un intervento medico? È necessario che rispettiamo la libera scelta di queste persone, e nel contempo che promuoviamo, da parte loro, l'apprendimento della parola. Quindi, quello che votiamo oggi è secondo me un atto che favorisce l'integrazione di una minoranza, è un atto che favorisce la pari opportunità e l'inclusione di una comunità, quella dei sordi, nella comunità più ampia, che è quella della Città di Torino. Dico di più, forse non solo noi dovremo riconoscere la lingua dei segni, io credo che tutti noi dovremmo impararla, perché davvero come... CANALIS Monica Sì, concludo, davvero, come nel dialogo con ogni altra minoranza sociale, il modo migliore è il meticciato, è quello di mescolarsi reciprocamente, infine, ci tengo a precisare che, comunque, un atto come quello di oggi non va ad esaurire le azioni che il nostro Comune può mettere in campo e realizzare per questa comunità. Ricordo ancora l'intervento necessario su cui esorto la Giunta, di difesa del centro di documentazione per la sordità e ricordo l'importanza per la nostra Amministrazione di assunzione all'interno della compagine comunale delle persone sorde. Grazie. |