Interventi |
VERSACI Fabio (Presidente) Il punto 21, il meccanografico è lo 02158, avente per oggetto: "Riconoscimento della lingua italiana dei segni LIS" della Consigliera Canalis, prego, ne ha facoltà per 5 minuti. CANALIS Monica Grazie Presidente. quest'oggi votiamo, qui al Consiglio Comunale di Torino, un atto che propone il riconoscimento della lingua italiana dei segni LIS. Un atto che riconosce, innanzitutto, l'esistenza di una comunità, quella dei sordi, che è presente anche nella nostra Città, che è una minoranza, una minoranza che ha una storia, che una cultura molto particolare. Purtroppo è anche una comunità che nel suo passato ha vissuto anche forme di violenza, forme di emarginazione e anche di sopruso. Oggi questa comunità ha un'identità che si esprime anche attraverso la sua lingua. Esistono al mondo molte tipologie di lingue dei segni, ognuna collegata ad una diversa nazionalità, la lingua dei segni legata al nostro Paese è, appunto, la Lingua Italiana dei Segni, è una vera e propria lingua, che non è fatta solo di gesti, ma è fatta di una grammatica, di una sintassi, di una morfologia sua, ed è una lingua che rappresenta un patrimonio culturale, oltre che linguistico, che arricchisce non soltanto la comunità dei sordi, ma tutta la comunità, tutta la comunità italiana, una lingua, quindi, come le altre, in cui la grammatica è espressa attraverso i segni e non attraverso le parole. Ci sono tutta una serie di norme, che negli anni hanno riconosciuto l'importanza della lingua dei segni, partendo da norme più lontane, norme più ampie, globali, come la convenzione delle Nazioni Unite del 2006 per i diritti della persona con disabilità, che esorta gli Stati, che adottino la convenzione, ad adottare misure adeguate per garantire alle persone con disabilità la libertà di espressione e di opinione, ricorrendo ad ogni mezzo di comunicazione che loro vadano a scegliere. Ricordiamo, per brevità, soltanto ancora la Legge della Regione Piemonte del 30 luglio 2012, la Legge 9, che dispone proprio il riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni, e ricordiamo il Disegno di Legge De Poli, che è stato recentemente approvato al Senato, e che è attualmente in esame alla Camera. Quindi, ci sono tutta una serie di passaggi giuridici che portano e che supportano l'atto che vi propongo quest'oggi, un atto che non intende, in alcun modo, contrapporre o creare un'antinomia tra l'apprendimento della parola e il ricorso ai segni. Innanzitutto perché la lingua dei segni non è utilizzata soltanto dai sordo-insegnanti, ma è utilizzata anche dagli altri sordi, cioè, dai sordi oralisti e dai sordi impiantati. Inoltre è importante, anche, ricordare che, sebbene oggi la medicina abbia fatto dei passi avanti straordinari, e ci sia un grandissimo progresso negli impianti e nelle protesi che danno la possibilità ai sordi di sentire, non tutti i sordi sono impiantabili, e non tutti i sordi vogliono, desiderano l'impianto o la protesi. In ogni caso, la lingua dei segni non è comunque soltanto uno strumento di comunicazione e di espressione residuale per questi sordi che non possono essere impiantati o che non vogliono esserlo, ma è uno strumento che ha comunque un'utilità pratica, come ho detto, per quei sordi che non possono avere questo intervento medico, o in alcune situazioni in cui il dialogo attraverso la parola o la lettura della bocca, data la distanza, date alcune situazioni logistiche, non potrebbero avere una realizzazione concreta. La lingua dei segni non è uno strumento riabilitativo, assolutamente no, lo strumento riabilitativo, lo strumento medico è un altro, la lingua dei segni è uno strumento di espressione, è uno strumento di comunicazione che va...è un di più, è un di più rispetto agli strumenti medici che sono offerti, che sono lasciati alla libera scelta di ciascuna persona sorda. Quindi, non c'è alternativa tra le due forme di intervento e l'una non pregiudica l'altra, è chiaro che, per l'inserimento nel mondo del lavoro, l'apprendimento della parola da parte delle persone sorde è fondamentale, va incoraggiato e va promosso da parte di un'Amministrazione pubblica come la nostra, è anche chiaro che non possiamo negare che molte persone sorde prediligano ancora la lingua dei segni, e allora chi siamo noi per non riconoscerla? Chi siamo noi per non fotografare una realtà? Chi siamo noi per imporre a delle persone, che hanno una forma di disabilità, un intervento medico? È necessario che rispettiamo la libera scelta di queste persone, e nel contempo che promuoviamo, da parte loro, l'apprendimento della parola. Quindi, quello che votiamo oggi è secondo me un atto che favorisce l'integrazione di una minoranza, è un atto che favorisce la pari opportunità e l'inclusione di una comunità, quella dei sordi, nella comunità più ampia, che è quella della Città di Torino. Dico di più, forse non solo noi dovremo riconoscere la lingua dei segni, io credo che tutti noi dovremmo impararla, perché davvero come... VERSACI Fabio (Presidente) La invito a concludere. CANALIS Monica Sì, concludo, davvero, come nel dialogo con ogni altra minoranza sociale, il modo migliore è il meticciato, è quello di mescolarsi reciprocamente, infine, ci tengo a precisare che, comunque, un atto come quello di oggi non va ad esaurire le azioni che il nostro Comune può mettere in campo e realizzare per questa comunità. Ricordo ancora l'intervento necessario su cui esorto la Giunta, di difesa del centro di documentazione per la sordità e ricordo l'importanza per la nostra Amministrazione di assunzione all'interno della compagine comunale delle persone sorde. Grazie. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie a lei. È iscritto a parlare il Consigliere Russi, ne ha facoltà per 5 minuti. RUSSI Andrea Sì, grazie Presidente. siamo favorevoli a quest'ordine del giorno, intanto è scritto molto bene, porta avanti anche quella che è la nostra posizione nazionale, che abbiamo espresso con la proposta di Legge 1478 del cittadino D'Uva, che è approdata in Commissione affari sociali, tra l'altro da poco, il 7 novembre ed è stata abbinata ad analoghi altri disegni di legge. In sede di Commissione sono emerse delle osservazioni tutte legittime, relative al rischio di ghettizzazione insito nell'introdurre uno strumento di questo genere, anche per quanto riguarda le possibilità lavorative, aspetto che però è presente nella sezione "tenuto conto che.." dell'ordine del giorno, quindi, insomma, già si tiene conto di questo aspetto. Noi, però, riteniamo che il riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni sia solo uno degli strumenti, ma non sicuramente l'unico, che debba essere messo a disposizione delle persone sorde, ovviamente non può bastare questo atto per esaurire tutte le azioni che l'Amministrazione deve intraprendere, relativamente a questo tipo di difficoltà, e non credo che riconoscere la lingua dei segni equivalga ad affermare che le persone sorde debbano o possano comunicare tutte nello stesso modo. Sono già oltre 44 i Paesi che hanno adottato una lingua ufficiale dei segni, tra cui USA, Francia e anche al Cina, in Italia c'è il mancato riconoscimento, rappresenta una grave inadempienza, nonostante nel 2009 sia stata ratificata la risoluzione ONU del 17 giungo dell'88, con cui la lingua dei segni è stata riconosciuta e promossa come lingua dei sordi. Siamo assolutamente d'accordo nel riconoscere la LIS quale lingua ufficiale di minoranza della Repubblica, che è un risultato di estrema importanza per far progredire ulteriormente il nostro Paese dal punto di vista culturale e civile. In quest'ordine del giorno è poi espresso anche in maniera chiara come, attraverso il riconoscimento della lingua dei segni, non si voglia imporre un utilizzo della stessa, ma piuttosto introdurre un ulteriore strumento per i soggetti affetti da sordità, rimuovendo tutte le barriere che ne impediscono la piena integrazione nella vita sociale, economica, culturale e anche politica. È evidente come non ci si possa fermare al riconoscimento della lingua dei segni, per farla diventare un efficace ed effettivo strumento di comunicazione, ma è di fondamentale importanza che questa lingua venga promossa e valorizzata su tutto il territorio nazionale, è importantissimo che venga immediatamente emanato il regolamento attuativo della Legge Regionale 9/2012, così come richiesto dal punto 2 dell'impegna, il diritto a rapportarsi in maniera chiara e consapevole con le Pubbliche Amministrazioni, nelle scuole e nelle università, deve potersi esprimere anche attraverso la possibilità di ottenere traduzioni simultanee della lingua italiana, che permettano comunque una chiara comprensione e un libero accesso alle formazioni e alle informazioni per tutti i soggetti affetti da sordità medicalmente accertata, che ne facciano sicuramente richiesta in maniera espressa. Garantire anche ai soggetti disabili il libero accesso alle Pubbliche Amministrazioni è un atto dovuto, è un principio che dovrebbe essere pienamente condiviso. Nonostante non ci sia stata, tra l'altro, la possibilità di discutere l'argomento in Commissione insieme alle associazioni, qui, infatti, la settimana scorsa ho chiesto anche alla Consigliera Canalis se poi fosse d'accordo nell'averla successivamente, era stata richiesta in Commissione di arrivare a discutere questo ordine del giorno dopo un ciclo di audizione che non è stato fatto, magari invito anche la Presidente della Commissione Pari Opportunità a farlo un secondo momento, comunque voteremo favorevolmente a quest'ordine del giorno, auspicando che questo confronto, appunto, possa avvenire in Commissione Pari Opportunità, grazie, VERSACI Fabio (Presidente) Grazie a lei. Ho iscritto a parlare la Capogruppo Artesio, ne ha facoltà per 5 minuti. ARTESIO Eleonora Grazie Presidente. Come in Consiglio Regionale, credo sarò l'unica a votare contro questo documento e, come ho fatto in Consiglio Regionale, dove, però, avevo condotto un ostruzionismo durato settimane, cercherò in 5 minuti di spiegare ai colleghi e alle colleghe per quale ragione io sono contraria a questo testo. Intanto, noi stiamo parlando del riconoscimento di una lingua, la lingua è un segno identitario e di appartenenza, la si può girare come si vuole, ma la lingua definisce un'appartenenza e io non conosco una comunità di sorde e di sordi, conosco le comunità delle donne e degli uomini, donne e uomini che sentono, donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso i segni, donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso i segni e attraverso il linguaggio, attraverso un processo di riabilitazione e rieducazione, donne e uomini che non sentono e comunicano attraverso gli impianti, che hanno reso la loro capacità di sentire ed intervenire autonoma. Tutti si sono preoccupati di dire "Certo, la lingua dei segni e il riconoscimento della LIS non esaurisce la gamma delle politiche che dovremmo attivare per una piena inclusione delle persone che hanno una totale o parziale disabilità auditiva" e allora perché cominciamo dalla lingua? Se tutti gli interventi altri, che sono necessari per l'inserimento scolastico, per la riabilitazione alla comunicazione, per l'inserimento lavorativo, per la partecipazione alla vita pubblica stanno da un'altra parte? Perché cominciamo dal riconoscimento della lingua dei segni? Per una ragione che non detta, non so quanto sia consapevole a coloro che portano avanti questo tipo di impegno per il riconoscimento nazionale e per gli auspici locali, quale quello di oggi che non abbiamo facoltà di istituire lingue, perché con il riconoscimento della lingua dei segni, si perpetra la conservazione di un sistema che è stato necessario nel momento in cui la gestualità era l'unico strumento di comunicazione possibile, sul cui sistema si sono costruite nel tempo attività scolastiche educative, nel tempo professionalità specifiche, tutto quello degli interpreti, ad esempio, nel tempo enti dedicati alla tutela delle persone sorde e al loro inserimento sociale, così come a preservare il patrimonio storico, nel tempo, nel tempo. Non è un caso che il nostro Stato abbia, attraverso le leggi di integrazione e di inclusione, superato tutte le strutture speciali che nel tempo avevano avuto il merito storico di occuparsi di queste persone, di tutelarle, di dare loro strumenti di autonomia. Ma come tutti quei sistemi producono delle condizioni che continuano a mantenersi, è evidente che oggi il riconoscimento della lingua dei segni è un riconoscimento al mantenimento e non è un aiuto che si fa alle persone sorde nella loro diversità, è una conservazione di sistema, perché se noi volessimo aiutare le persone con difficoltà auditive, faremmo delle cose meno retoriche, quali quelle di avere convention anche delle formazioni politiche con l'interprete dei segni senza una persona sorda in platea e magari ci preoccuperemmo di avere gli interpreti con la lingua dei segni negli uffici pubblici e non chiedere a loro di portarli appresso quando devono risolvere una pratica presso un ufficio pubblico. Se ci preoccupassimo della comunicazione delle persone sorde, invece ci preoccupiamo del riconoscimento di un sistema, è vero, la Commissione consiliare non ha potuto approfondire il tema con la presenza delle associazioni, perché forse ci si sarebbe resi conto di tutte quelle comunità nel senso di persone che condividono una questione e cercano di rappresentarla pubblicamente, non nel senso di persone che si sentono portatrici di una lingua minoritaria nel Paese Italia, tutte quelle comunità di genitori, i cui bambini o sono riabilitati attraverso l'impianto cocleare, oppure non sono in grado di usare l'impianto cocleare ma vengono orientati verso l'uso del linguaggio, che vi chiedono di riconoscere i loro bambini, le loro bambine come bambine e bambini che posso avere bisogno di qualche supporto maggiore nell'inserimento scolastico, ma non appartengono alla comunità dei sordi, appartengono alla comunità delle cittadine e dei cittadini italiani. Quindi, io credo che questo strumento che viene ripetutamente adottato in tutte le assemblee elettive con la buona coscienza di coloro che li propongono, perché poi sentirsi buoni gratifica sempre, sia uno strumento che non ci porta avanti, ma ci fa arretrare, infatti, tutti a dire "non è questo lo strumento che risolve", ma tutti a votarlo, io no. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie. È iscritta a parlare la Consigliera Ferrero, prego, ne ha facoltà per 3 minuti. FERRERO Viviana Grazie Presidente. Allora, il LIS, il linguaggi dei segni sfrutta il canale visivo gestuale ed è una lingua che veicola i propri significati attraverso un sistema codificato con segni delle mani, espressioni del viso e i movimenti del corpo. Darwin fu il primo a scoprire che certe emozioni espresse col viso erano uguali in tutto il mondo, la rabbia, lo stupore, la gioia. Io comprendo che ci sia, che si parli di rischi di ghettizzazione, ma è anche vero che esistono dei momenti di transizione tra un passaggio al cocleare e un passaggio al, invece, quello invece solo del linguaggio del LIS. Questi momenti sono dei momenti di passaggio culturale, io credo, ed esiste anche, nell'ordine dell'integrazione, la nostra più ampia disponibilità a votare questo documento, perché non vuole essere un'imposizione, ecco, io questo, Consigliera Artesio, credo che sia stato frainteso, ma vuole essere una ricchezza di strumenti diversi, che in qualche modo, di questo gesto comunicativo fanno un altro canale, un altro canale di comunicazione. Possiamo dire che sicuramente ha un grande impatto emotivo più per noi, in questo momento, per tutta anche una letteratura, una filmografia, che per i sordi, io su questo sono d'accordissimo, ma è un sistema che è nato come necessario e che forse non vogliamo proprio perdere come ricchezza di comunicazione, di un'altra comunicazione come fosse una lingua minoritaria, che va in qualche modo tutelata come patrimonio storico. E se siamo d'accordo che c'è un superamento per i sordi, esiste anche una mediazione tra chi l'ha parlato, chi l'ha imparato e chi pensa che i gesti abbiano ancora un valore, quindi io credo che non si tratti solo di una questione di buonismo, di sentirsi buoni o meno buoni, non credo sia proprio questo l'argomento, ma credo che sia tutelare anche un passaggio tra, appunto, quelli che l'hanno nel tempo imparata e utilizzata e le nuove tecnologie, cioè, io credo che sia una sorta di mediazione questa e quindi ritengo che il nostro Gruppo, nel votarla, attui intanto la politica nazionale che si siamo, con cui siamo, appunto, in linea, ma non limiti assolutamente tutte quelle altre azioni di cui lei ha parlato, grazie. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie a lei. Non ho nessun altro iscritto a parlare. Pongo in votazione l'ordine del giorno, prego Consiglieri, votate. Presenti 29, favorevoli 27, contrari 2, dichiaro l'ordine del giorno approvato. |