Consiglio Comunale 99 11594/02
OGGETTO: EUTANASIA PASSIVA - EUTANASIA ATTIVA - ASSISTENZA AL SUICIDIO ED UMANIZZAZIONE DELLA MORTE.
Il Consiglio Comunale di Torino,
PREMESSO
- che il diritto alla morte costituisce
uno dei temi che stanno suscitando un ampio dibattito in tutto
il mondo, sia negli ambienti religiosi che laici, strettamente
collegato con l'esigenza culturale e morale di assicurare maggiore
dignità e autonomia alla vita di ognuno lungo tutto il
decorso dell'esistenza e quindi anche alla sua fase conclusiva;
- che morire con dignità è
un preciso diritto;
- che l'angoscia, il dolore, la sofferenza,
la solitudine non vanno imposti a nessuno con nessuna motivazione;
- che spesso la richiesta di rispettare
la dignità del morente viene fatta dai famigliari o dalle
persone vicine, mentre un ruolo determinante deve essere riconosciuto
alla volontà ed all'autonomia della persona, alla sua libertà
di decisione quando ne sia o ne sia stato in grado;
- che il Codice di Deontologia Medica affronta
in modo ambiguo il rapporto con la morte ed il cittadino morente,
prescrivendo solo l'astensione dall'ostinazione terapeutica
e limitando la sua opera a risparmiare inutili sofferenze
a tutela, per quanto possibile, della qualità della
vita evitando di affrontare le problematiche legate al diritto
alla decisione del paziente, per le cui problematiche non si è
mai proceduto ad una discussione e ad una consultazione dei medici;
- che le terapie palliative sistematiche,
tuttora poco accettate e diffuse, rappresenterebbero un concreto
passo avanti nei confronti di malati coscienti ma si scontrano
con un pregiudizio legislativo nei confronti delle sostanze stupefacenti
che contribuisce a limitarne l'uso farmacologico;
- che la logica dell'hospice trova scarso
sostegno nel mondo sanitario e religioso, mentre viene proposta
e praticata perlopiù quella della morte ospedaliera
legata alla logica del sostegno vitale;
- che l'assistenza domiciliare e familiare
del morente o della persona molto sofferente è praticamente
non presa in considerazione;
- che l'eutanasia passiva, sospendendo
la terapia indirizzata al controllo della malattia, rischia di
provocare inutili sofferenze se non accompagnata alla somministrazione
di farmaci, adeguati per dose e qualità, che possono implicare
l'accelerazione della morte;
- che in Italia non esistono norme che
prevedono il diritto all'autodeterminazione del paziente;
- che nei paesi dove il suicidio assistito
è ammesso, come in Svizzera, in Olanda o in Australia,
la maggior parte dei cittadini è favorevole;
- che è necessario affrontare le
problematiche relative all'eutanasia attiva ed all'assistenza
al suicidio per i casi che possono essere oggetto di richiesta
del paziente, attraverso la formulazione di regole giuridiche
certe a tutela delle esigenze e delle responsabilità del
medico;
RITENENDO INACCETTABILE
che si continui ad eludere una specifica ed aperta discussione sulla dignità di morire e sulla eventuale giustificabilità del ricorso all'eutanasia in caso di esplicita e reiterata richiesta del paziente;
1) che si debba escludere dal concetto
di omicidio la possibilità del suicidio assistito e dell'eutanasia
attiva, così come l'art. 5 del Codice civile che escludeva
ogni diritto all'automutilazione è stato parzialmente superato
dalla legittimazione del trapianto da vivente, dalle pratiche
di sterilizzazione volontaria e dalle disposizioni del proprio
corpo per mutilazioni minori di tipo estetico;
2) che il Governo, il Parlamento, le Regioni
dovrebbero intervenire con atti legislativi adeguati a favorire
nell'ambito del principio di autodeterminazione la previsione
di tutti gli strumenti necessari per tutelare sempre la dignità
del paziente ed in particolare del morente, con il rispetto della
sua volontà e nello spirito di un atteggiamento di fronte
alla morte che preveda nuove responsabilità della società
e della medicina.