Proposta di Ordine del Giorno "Situazione in Kosovo e incriminazione del Presidente serbo
Slobodan Milosevic da parte del Tribunale Internazionale dell'Aia" presentata dal Consigliere
Comunale Viale in data 14 ottobre 1998.
Il Consiglio Comunale di Torino,
viste le risoluzioni del Parlamento Europeo sulla situazione in Kosovo, in particolare quella dell'8
ottobre 1998, alla quale il presente documento si rifà in gran parte,
viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 23 settembre 1998 (S/RES/1 199
(1998), 1° ottobre 1998 (S/RES/1 201 (1998)) e 6 ottobre 1998,
A. esprimendo la sua più viva preoccupazione per le continue e crescenti violazioni dei diritti
umani più elementari, il processo di epurazione etnica e gli atti di aggressione della più
sconcertante brutalità commessi dalle forze iugoslave contro la popolazione civile del Kosovo, che
hanno fatto numerose vittime tra i civili,
B. profondamente scosso per la scoperta di varie fosse comuni in cui è sepolto un gran numero
di civili, tra cui donne e bambini, vittime della brutalità delle forze di sicurezza serbe,
C. profondamente preoccupato per la catastrofe umana causata dalla strategia della terra bruciata
messa in atto dall'esercito della Repubblica federale in Jugoslavia, che ha provocato massicce
distruzioni, spesso di interi villaggi, lasciando moltissimi dei 230.000 profughi privi di un posto
sicuro cui far ritorno in Kosovo,
D. considerando che il governo iugoslavo ha deliberatamente sabotato gli sforzi internazionali
compiuti per assistere i profughi fornendo alimenti e medicinali e che le sofferenze di questa gente
peggioreranno con l'arrivo dell'inverno,
E. sottolineando ancora una volta che le azioni delle autorità serbe costituiscono anche una
minaccia gravissima per la pace, la sicurezza e la stabilità dell'intera regione,
F. considerando che l'esercito e le forze paramilitari e di polizia della Serbia continuano le loro aggressioni nei confronti della popolazione albanese del Kosovo e che, nonostante le promesse del contrario, sono stati di recente massacrati numerosi civili di etnia albanese e si è proceduto ad
inficiare deliberatamente gli sforzi internazionali volti ad assistere i profughi mediante la fornitura
di cibo e medicine,
G. sottolineando ancora una volta che solo la cessazione definitiva di tutte le azioni condotte dalle
forze di sicurezza serbe che colpiscono la popolazione civile e il ritiro delle unità di sicurezza
serbe, seguiti dall'avvio di un dialogo onnicomprensivo e costruttivo, senza condizioni pregiudiziali
e con un coinvolgimento internazionale sul futuro del Kosovo, rappresentano l'unico modo
accettabile per risolvere il conflitto in tale regione,
H. sottolineando che occorre adottare tutte le misure necessarie per bloccare questo processo di
epurazione etnica, di aggressione brutale contro la popolazione civile, di destabilizzazione da parte
del regime di Belgrado e che l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo
attivo nell'ambito di tali azioni,
I. sottolineando ancora una volta l'esigenza di un accesso libero e illimitato delle organizzazioni
umanitarie internazionali, quali ad esempio l'UNHCR e il CICR, nel Kosovo,
L. considerando che, fin dalla sua ascesa al potere nel 1988, Slobodan Milosevic ha fondato il
proprio regime su una politica di oppressione e di annullamento delle libertà del popolo serbo oltre
che di violenza, di aggressione e di tentato annientamento delle altre nazionalità presenti nell'ex-
Jugoslavia, occupazione militare delle province "autonome" del Kosovo e della Vojvodina,
tentativo di aggressione nei confronti della Slovenia, occupazione di un terzo del territorio della
Croazia, aggressione alla Bosnia-Erzegovina, sostegno indiretto ma determinante alle forze
paramilitari serbo-bosniache durante la guerra in Bosnia, dal 1992 al 1995, adesso, di nuovo, il
Kosovo...
M. prendendo atto che il pubblico ministero del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia ha
espresso l'opinione che la situazione nel Kosovo rappresenta un conflitto armato che rientra nel
mandato del tribunale stesso;
1) condanna con la massima risolutezza la politica di brutale aggressione e di pulizia etnica
condotta dalle forze di sicurezza serbe contro la popolazione civile del Kosovo e invita il governo
di Belgrado a porre immediatamente fine a tutte le azioni delle forze di sicurezza serbe che
coinvolgono la popolazione civile e a ritirare le unità di sicurezza serbe;
2) sollecita il Consiglio d'Europa e i suoi Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per
bloccare la brutale aggressione del regime di Belgrado contro la popolazione civile del Kosovo;
3) sostiene i preparativi per un eventuale intervento militare nel quadro della NATO, sia al fine di
proteggere la popolazione del Kosovo che di impedire un'estensione del conflitto ai paesi limitrofi;
4) chiede una libertà di movimento illimitata per i rappresentanti delle organizzazioni di aiuto e le
organizzazioni internazionali competenti, al fine di poter verificare il rispetto degli accordi conclusi
e la portata della catastrofe dei profughi;
5) invita il Governo italiano a fornire tutti i necessari aiuti umanitari alle vittime della violenza nel
Kosovo e a quanti hanno cercato di sfuggirvi allontanandosi da tale regione, a non restituire i
rifugiati e i richiedenti asilo qualora non fosse possibile garantirne la protezione;
6) raccomanda al Presidente e al primo Giudice istruttore del Tribunale penale internazionale per
l'ex Jugoslavia di indagare sulle accuse di crimini contro l'umanità e crimini di guerra lanciate nei
confronti di Milosevic;
7) sollecita il Governo italiano a dare piena e concreta attuazione alla legge 14 febbraio 1994, n.
120 (Disposizioni in materia di cooperazione con il Tribunale internazionale competente per gravi
violazioni del diritto umanitario commesse nei territori della ex Jugoslavia);
8) incarica il suo Presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente e al primo
Giudice istruttore del Tribunale dell'Aja, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero
degli Esteri, alla Commissione Europea, all'ambasciata di Roma della Repubblica Federale di
Jugoslavia.