Il 21 gennaio 54 Vescovi americani sono scesi in campo chiedendo in una lettera al Presidente
Bill Clinton, la fine dell'embargo contro l'Iraq. I Vescovi, denunciando il fatto che l'embargo
uccide 4500 bambini/e al mese (cifra confermata dall'Unicef), sostengono che le sanzioni
dovrebbero tener conto di criteri morali e di giustizia e dovrebbero evitare di colpire la
popolazione civile. Nelle scorse settimane anche il Pontefice Giovanni Paolo II è intervenuto per
denunciare le crudeli conseguenze provocate dall'embargo soprattutto sulle fasce deboli della
popolazione.
L'Iraq è un paese praticamente isolato, la maggior parte dei cittadini iracheni non mangia carne
da anni e la tessera alimentare consente di sopravvivere fino a metà mese.
Anche la famosa risoluzione 986, nota come "Oil for food" (petrolio in cambio di cibo e
medicinali) che secondo l'O.N.U. avrebbe dovuto alleggerire le conseguenze dell'embargo non
ha funzionato, portando al popolo iracheno soltanto le briciole in cambio del petrolio esportato.
Per questa ragione il tasso dei decessi per denutrizione è del 2393% più elevato di quello
precedente gli eventi bellici, i bambini nati sottopeso raggiungono la percentuale del 23% e
tantissimi, al di sotto dei 5 anni, sono cronicamente malnutriti secondo recenti rapporti della
Croce Rossa e dell'Unicef.
Estremamente grave è la situazione sanitaria: negli ospedali mancano farmaci, anestetici, bisturi,
fili di sutura, disinfettanti, etc....
Per questo motivo molti genitori iracheni disperati sperano e cercano di far curare i loro bimbi/e
all'estero.
In questo senso si sta muovendo l'Associazione Italo-Araba che è riuscita a portare in Italia due
bambine che sono attualmente ricoverate in ospedali italiani.
Il 12 gennaio 1998 dopo una serie di incredibili traversie e grazie al generoso impegno della
Associazione Italo-Araba è giunta all'Ospedale Regina Margherita, per essere curata, Riham Abed
una bambina di un anno e mezzo di età.
Ciò premesso,
i sottoscritti Consiglieri, impegnano il Sindaco e la Giunta,